Diritti globali 2010: è emergenza sfratti
In Italia i senza tetto sono stimati tra 65 mila e 120 mila. C’è poi la questione casa per gli immigrati: «il problema degli immigrati regolari che vivono in affitto è l’illegalità degli italiani locatari». Le famiglie straniere in affitto sono 1 milione e 300 mila, 4 milioni di persone, hanno un solo reddito (80%), inferiore ai 15 mila euro annui (70%), sono numerose (il 50% con quattro componenti) e vivono in coabitazione con uno o più nuclei familiari (80%). L’85% ha un contratto non registrato o registrato per un canone inferiore al reale, «l’affitto di posti letto avviene in piena violazione delle norme, l’addebito di spese condominiali va spesso oltre il consentito e il legale, gli alloggi sono senza dotazioni minime nè certificazioni». Il 77,4% degli over 65 abita in case di proprietà , 8 su circa 10 milioni di anziani, tuttavia nel 32,9% dei casi le abitazioni sono in condizioni mediocri o pessime, costruite prima del 1961 (il 48%) e prima del 1945 (il 27%), non sono state sottoposte a interventi di manutenzione, l’11,5% delle case è riscaldato con dispostivi di fortuna, e il 37% non dispone di un ascensore.
Occorre costruire «un nuovo modello sociale ed economico per rispondere tempestivamente ed efficacemente alle urgenze del nostro mondo»: è quanto sostiene il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nella prefazione al «Rapporto sui diritti globali 2010» presentato oggi presso la Cgil nazionale a Roma. «Se è vero, come molti sostengono – spiega Epifani – che la crisi può essere anche una opportunità , allora il ventunesimo secolo dovrà caratterizzarsi come il secolo della prosperità condivisa e della riduzione dei differenziali di reddito, non a causa dell’impoverimento dei Paesi più ricchi ma in ragione della crescita di quelli più poveri». Secondo il leader del maggiore sindacato italiano, quella che deve prendere forma è «l’idea di una nuova comunità locale» intesa come «una rete, complessa e interattiva, di relazioni solidali e di valorizzazione e ampliamento dei beni comuni come precondizioni di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale». Beni che Epifani identifica nella salute, l’ambiente, l’acqua, il clima, l’energia, la cultura, la giustizia e la pace. Ma per questo, avverte, non bastano l’economia e lo Stato: occorre anche e soprattutto «il recupero pieno delle risorse della ‘cittadinanza attivà ».
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