Da Sarkozy a Zapatero il secondo tempo del potere Dalla ribalta all’oblio ecco la seconda vita degli ex leader mondiali

Loading

Abbronzato, con la barba incolta, Nicolas Sarkozy è finalmente riapparso. L’ex presidente francese sconfitto il 6 maggio scorso da Franà§ois Hollande è tornato a Parigi con la moglie Carla Bruni dopo aver villeggiato per quasi un mese in Marocco. Pochi i fotografi che lo aspettavano sotto casa, nessuna folla plaudente ad accoglierlo. La sua agenda è ormai vuota.Scomparsi gli impegni, le telefonate, ormai dileguati i molti cortigiani. A Sarkozy spetta un ufficio alla Corte Costituzionale e un vitalizio, che certo non è male, pari a circa 11.500 euro netti al mese. Non è ancora chiaro se riprenderà  la sua attività  di avvocato, praticata di rado in passato avendo avuto sempre di meglio da fare. 
Sic transit gloria mundi. Sarkozy dovrà  abituarsi, prendere le misure di una nuova vita defilata dopo trent’anni passati sotto le luci della ribalta. Così passa la gloria del mondo. A cinquantasette anni, è l’ultimo dei leader prepensionati in modo brutale anche per colpa della crisi. Ne sa qualcosa José Luis Rodriguez Zapatero, defenestrato dalla Moncloa alla tenera età  – politicamente parlando – di cinquantadue anni. È il più giovane dei potenti che sono stati allontanati dalla cabina di comando nell’ultimo periodo. Come Sarkozy, Zapatero può contare su un lauto vitalizio e un seggio garantito al Consiglio di Stato. L’altro tratto in comune con il francese è l’astinenza dai media. Poche dichiarazioni e interviste. Saper uscire di scena è l’arte più difficile. Il socialista che ha rivoluzionato la Spagna, costretto nell’autunno scorso a lasciare il posto ai popolari con Mariano Rajoy, si dedica ora alla famiglia, porta a scuola la figlia sedicenne e accompagna al mercato la moglie Sonsoles Espinosa. Ha cominciato a fare conferenze in giro per il mondo, discettando dei problemi dell’economia mondiale. Le comparsate ai convegni internazionali, previo pagamento di gettoni di presenza astronomici, sono un classico di molti ex della politica. Da Bill Clinton a Tony Blair, la strada è segnata. 
L’altro terreno di caccia nel tentativo di reinventare la second life non scelta ma imposta è il mercato editoriale. Dopo l’addio a Downing Street nel 2010, Gordon Brown ha scritto un libro sulla crisi e la globalizzazione. Ironia della sorte. Era stato proprio il laburista a fare gli onori di casa durante il G20 a Londra del 2009, vertice che ha in qualche modo segnato l’inizio del declino per lui e poi per una folta pattuglia di governanti. Molti oggi guardano con dileggio la foto di gruppo del consesso mondiale di appena tre anni fa, il primo summit costretto a prendere di petto la crisi economica. Oggi bisognerebbe sbianchettare quasi tutti i leader dell’immagine, da Brown a Silvio Berlusconi, dall’ex premier giapponese Taro Aso a quello australiano Kevin Rudd. Gli unici superstiti di quella foto sono due, Barack Obama e Angela Merkel. La scadenza elettorale si avvicina anche per loro e finora il responso delle urne è stato ovunque implacabile. Ma almeno il presidente americano e la cancelliera tedesca sono avvertiti. Dovranno convincersi che il potere logora chi non ce l’ha.


Related Articles

LA CACCIA AL TESORETTO

Loading

  UNA buona e una cattiva notizia. La prima, attesa, riguarda la chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo formalizzata dalla Commissione Ue. La seconda, meno scontata, viene dalle più aggiornate previsioni dell’Ocse che danno in peggioramento le stime della crescita e della disoccupazione.

I morti abbandonati di Fukushima “Sono radioattivi, lasciateli lì”

Loading

Mille corpi vicino alla centrale. Contaminate acqua e carne. A Tokyo è arrivato ieri Sarkozy: “Definire regole internazionali sulla sicurezza nucleare”

Ong arabe: “Gli aiuti delle Istituzioni finanziarie non producano nuove distorsioni”

Loading

“Gli aiuti delle Istituzioni finanziarie internazionali volti a sostenere le rivoluzioni popolari non devono porre limiti alla transizione verso la democrazia o produrre delle distorsioni degli obiettivi economici e di giustizia sociale che hanno caratterizzato le rivolte arabe”. Lo chiedono in un appello diffuso ieri 67 organizzazioni della società  civile, in rappresentanza di dodici paesi del mondo arabo.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment