Rinasce il sogno russo: Transiberiana fino a Vienna
MOSCA — L’idea alla base del progetto è senz’altro buona ed è condivisa anche dal vicepresidente della Commissione europea, l’estone Siim Kallas: migliorare le possibilità di utilizzare la ferrovia per trasportare merci tra l’Europa e l’Asia. Il metodo proposto dai russi suscita invece non poche perplessità : estendere il sistema ferroviario ex sovietico, quello basato sulla Transiberiana, fino alle porte di Vienna. Non è certo come abbeverare i cavalli dei cosacchi nelle fontane di San Pietro ma per qualcuno poco ci manca. I treni russi (compresi quelli militari) che usano uno scartamento più ampio di quello europeo oggi non possono viaggiare sulle linee oltre la vecchia cortina di ferro. Si devono fermare e devono modificare i carrelli per adattare le ruote allo scartamento di 1,435 metri (il loro è di 1,520 m). Un domani potrebbero invece arrivare immediatamente nel cuore del vecchio continente.
I più sospettosi sembrano essere i polacchi che, come è noto, con Mosca hanno una vecchia ruggine. Loro affermano che il progetto delle ferrovie russe non ha senso: esiste già una linea con lo scartamento russo che congiunge l’Ucraina alla città di Katowice, non lontana dalla frontiera con la Repubblica Ceca. Potrebbe essere ammodernata con modica spesa. Ma Katowice non è certamente Vienna e poi, sospettano a Varsavia, forse si tratta di un ennesimo tentativo di bypassare o isolare la Polonia. Esattamente come avviene con il gasdotto Nord Stream progettato e realizzato assieme da russi e tedeschi. Corre sul fondo del mare, evitando così i Paesi baltici e, appunto, la Polonia.
Non a caso a metà dell’Ottocento la Russia zarista scelse uno scartamento diverso da quello che si stava diffondendo in Europa quando iniziò a costruire il suo primo tratto di strada ferrata, da Mosca a San Pietroburgo. I generali temevano che le potenze dell’Europa centrale potessero usare i vagoni ferroviari per far avanzare rapidamente la fanteria e l’artiglieria.
Ed effettivamente un secolo dopo grazie allo scartamento diverso, la Wehrmacht incontrò non pochi ostacoli nella sua corsa verso Mosca contro il generale Inverno.
I toni bellicosi usati sempre più spesso da Putin e dai suoi luogotenenti non contribuiscono certo a tranquillizzare i contrari.
Anche i recenti accordi con la Bielorussia di Lukashenko (ribattezzato l’ultimo dittatore d’Europa) continuano a parlare di «difesa comune», di «risposta militare allo scudo missilistico americano». E se gli Stati Uniti insistono nel sostenere che la loro è una difesa contro l’Iran, a Mosca rispondono con la minaccia di schierare nuovi missili sempre più ad Occidente.
I capi delle ferrovie russe, le più grandi al mondo dopo quelle americane (86 mila chilometri con 960 mila dipendenti) affermano con decisione che si tratta solo di un progetto puramente commerciale. Le navi sono insuperabili per quanto riguarda i volumi e i costi, «ma noi potremmo essere molto più veloci: 14 giorni anziché 40».
E poi un discorso è unire città come Shanghai e Amburgo, situate sul mare. Ma per la Cina centrale, dove sono situate molte fabbriche di case europee (anche Bmw e Audi, ad esempio) la ferrovia potrebbe essere una soluzione interessante. Gran parte della linea, naturalmente, esiste già ed è quella che gli zar fecero realizzare per colonizzare a dovere (e per difendere militarmente) i possedimenti in Asia centrale ed Estremo Oriente. Fu proprio grazie alla Transiberiana (9.288 km da Mosca a Vladivostok, oggi percorsi in sette giorni) che Stalin poté schierare i suoi siberiani contro Hitler quando i servizi segreti gli assicurarono che il Giappone non lo avrebbe attaccato a est.
Un ramo della Transiberiana si congiunge con le ferrovie cinesi e continua fino a Pechino. A Occidente le linee a scartamento russo arrivano fino a Kiev in Ucraina e raggiungono la frontiera slovacca. Da lì potrebbero proseguire verso la capitale Bratislava per entrare poi in territorio austriaco e arrivare alla periferia di Vienna dove verrebbe creato un grande deposito merci. Merci totalmente pacifiche, giurano a Mosca.
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