Il corvo scuote ancora la Santa Sede “Vogliono colpire padre Georg l’obiettivo è metterlo sotto ricatto”
MILANO – «Anche Georg adesso è nel mirino. E se prima non c’erano delle prove, al di là di qualche lettera uscita in un libro, ora invece il fatto è evidente». Lo stretto entourage del Papa, il piccolo gruppo che in questi giorni ha accompagnato in aereo e negli spostamenti in elicottero Benedetto XVI a Milano, ha accolto con qualche irritazione la fuoriuscita dei nuovi documenti consegnati a Repubblica dal corvo.
Vicini al Pontefice, insieme agli altri, si notano di continuo due persone: il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, e il segretario particolare del Papa, monsignor Georg Gaenswein. Entrambi citati in modo aspro nelle carte: «Cacciate dal Vaticano i veri responsabili di questo scandalo», scriveva ieri il corvo, indicandoli in una missiva che spiegava i tre documenti consegnati.
«La situazione non va bene», si sussurra a denti stretti nel ristretto gruppo del Papa. «Come vuole che commentiamo», rispondono in maniera laconica. «Il diavolo ci mette del suo». Già al mattino la notizia della pubblicazione di nuove carte era stata accolta con amarezza. Poi la lettura dei giornali, continuata nel pomeriggio in volo sulla via del ritorno e anche la sera in Vaticano al termine di una giornata intensa, faticosa e bella con un milione di persone a messa attorno al Pontefice, ha portato una convinzione. Che la nuova sortita del corvo sia dovuta a obiettivi precisi. Già il cardinale Bertone era fatto oggetto di attacchi molto duri. Ma ora è anche don Georg a essere preso di mira. Perché?
Ed ecco che salta fuori l’immagine di «un ricatto». Non si vede come definirlo altrimenti, trapela dal gruppo. Un ricatto contro il segretario particolare del Papa. È scritto infatti nella missiva che prelude alle tre carte, due di queste sbianchettate, con solo la provenienza (“Città del Vaticano”) e una data in testa, e in calce la firma autografa di “d. Georg Gaenswein”: «Non pubblichiamo in modo integrale per non offendere la Persona del Santo Padre, già molto provata dai suoi inetti collaboratori. Per correttezza ci riserviamo di pubblicare i testi integrali nel caso ci si ostini a nascondere la verità dei fatti».
Di che cosa si parla, dunque, riferendosi al 19 febbraio 2009? Non è dato sapere, ora. In quel periodo imperversava sulla Santa Sede il caso Williamson, la polemica sul vescovo lefebvriano rimesso dalla scomunica su iniziativa del Papa, ma poi risultato negazionista sull’Olocausto. Ha questo a che fare con le accuse a don Georg? Ha destato poi sconcerto, e qualche preoccupazione, il fatto che il contenuto delle due lettere in apparenza firmate dal segretario particolare del Pontefice risulti cancellato. Ci si chiede, pure, quale sia il motivo dell’acrimonia nei suoi confronti. Da tempo, è vero, Gaenswein non è ormai più un semplice assistente dietro la scena. Con gli anni e l’esperienza ha anzi acquistato peso e potere. La sua capacità di intervento sul Pontefice tedesco è spesso decisiva, e i suoi “sì” o i suoi “no” adesso contano. Gaenswein gioca un ruolo importante nell’agenda del Papa, nel filtro delle persone da incontrare, nello screening delle carte: quelle che devono arrivare sul tavolo dell’Appartamento, e quelle invece da indirizzarsi altrove, alla Segreteria di Stato o altri dicasteri. Conta poi il parere di don Georg su alcune nomine. Non ha mai proposto candidati propri, ma è in grado di far giungere all’orecchio del Papa le preferenze di alcuni rispetto ad altri. E Ratzinger, attraverso di lui, si aggiorna e conosce i segreti che contornano la Curia. Ce n’è abbastanza perché un ruolo come questo possa infine attirare attenzioni e gelosie.
Comunque, serena ieri la reazione ufficiale del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. «Non sono stupito della pubblicazione di altri documenti – ha commentato – né sono ora più preoccupato, se non per la situazione generale dei tanti documenti usciti. Ci interroghiamo su significato e finalità perseguite. Non ci aspettiamo che i documenti pubblicati finora siano gli ultimi – ha aggiunto – e non mi sorprenderei se nei prossimi giorni se ne pubblicassero altri. È chiaro che chi ha recepito la quantità di documenti poi se li gioca con le sue strategie e le sue finalità , non certo con l’intenzione di fare tutto in una volta e poi lasciarci tranquilli». Finita la tre giorni milanese, da oggi l’attenzione ritorna sullo scenario della Santa Sede.
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