La Spagna spaventa l’Europa

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Ma l’esplosione della bolla immobiliare ha contagiato la gran parte delle banche spagnole. Per ripianare le perdite, secondo alcuni analisti sarebbero necessari almeno 100 miliardi di euro. Soldi che il governo di Madrid non ha. L’esecutivo di Rajoy – che ha alzato le tasse, tagliato le spese insieme a welfare e salari, e già  foraggiato con pacchetti di salvataggio diverse banche – ha detto chiaramente che resta ben poco da fare, chiedendo un esplicito aiuto ai partner europei. Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel insieme al ministro dell’economia Wolfgang Schaeuble sono tornati a premere affinchè la Spagna chieda il salvataggio del Fondo Esfs. Da Madrid però è arrivato un secco no, secondo quanto ha scritto il quotidiano tedesco Spiegel, riprendendo un’anticipazione di Bloomberg. Sempre ieri il primo ministro Rajoy ha rilanciato la necessità  di un’authority fiscale per la zona euro, per armonizzare i budget nazionali e cercare di risolvere la crisi dei debiti. Una proposta già  lanciata a più riprese e che ora, proveniendo da un paese come la Spagna, potrebbe accelerare il confronto al summit europeo del 28 e 29 giugno. «L’Unione europea ha bisogno di rinforzare la sua architettura ha detto Rajoy – e questo significa sforzarsi di trovare un compromesso nella direzione di una nuova autorità  che guidi e armonizzi la politica fiscale degli stati europei». La Germania, insieme agli altri paesi «forti», insiste sul fatto che una decisione in tal senso può essere presa solo come parte di un percorso che avvicini i sistemi fiscali dei singoli paesi. L’unico paese che cresce non ha nessuna intenzione di pagare i debiti altrui. Quello che è certo però è che il tempo non è molto. Il presidente della Bce Mario Draghi ha detto molto chiaramente nei giorni scorsi che non si può chiedere alla banca centrale di riempire il vuoto politico. La parola dunque al vertice di fine giugno.


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