Generali, Perissinotto sfiduciato a Greco il timone della compagnia
MILANO – Giovanni Perissinotto non è più l’amministratore delegato di Generali, Mario Greco lo sarà tra qualche settimana. Diego Della Valle si dimetterà domani da consigliere, in polemica «sul metodo e la sostanza» del cambio di guida dell’assicuratore. Dieci consiglieri hanno sfiduciato il capoazienda nel corso di un consiglio straordinario di un paio d’ore, «in ragione dell’esigenza di operare un’iniziativa di discontinuità gestionale». Due ore preparate in due mesi, con una manovra articolata in cui i soci privati Lorenzo Pellicioli e Leonardo Del Vecchio hanno convinto Mediobanca, Caltagirone, fondazione Crt e altri consiglieri dell’opportunità di agire. «E’ stato un ottimo consiglio dove non si è parlato del passato ma del futuro della società – ha detto Pellicioli, ad di De Agostini che detiene il 2,5% del Leone -. Si è presa una decisione difficile, ma che apre grandi prospettive per Generali. Nessun complotto, dunque, ma un consiglio che ha dimostrato la sua indipendenza, al lavoro per il bene della società ». Con Pellicioli avevano richiesto la convocazione di un cda ad hoc e hanno poi votato la sfiducia all’ad i due rappresentanti di Mediobanca Claudio De Conto e Clemente Rebecchini, i vicepresidenti Vincent Bolloré (che già lo voleva fuori un anno fa, ma toccò al presidente Cesare Geronzi) e Francesco Gaetano Caltagirone, Paolo Scaroni, Angelo Miglietta (malgrado nel cda rappresenti, via Effeti, anche la Palladio di Roberto Meneguzzo, alleata di Sator nel contrastare il salvataggio Fonsai che piace a Mediobanca), il presidente Gabriele Galateri e i due indipendenti Cesare Calari e Paola Sapienza, nominati da Assogestioni e graditi alla Banca d’Italia.
Il clima della riunione («civile», ha detto De Conto), è stato meno bellicoso delle attese. Ma le fratture nel gotha del capitalismo nostrano sono ampie. Il mandato per il ricambio di vertice si compie in un paio d’ore, prima di pranzo. Il consiglio, che segue alcuni incontri preparatori, «delibera a maggioranza di revocare i poteri conferiti a Perissinotto, risolve il suo rapporto di lavoro dipendente come direttore generale ed esprime forte ringraziamento per l’attività svolta in oltre 30 anni nel gruppo», dov’era entrato nel 1980. Il manager friulano non ha voluto dimettersi, neanche dopo la conta sfavorevole, nella quale si è votato, portando a cinque il numero dei contrari alla sua sostituzione. Gli altri sono Diego Della Valle, il socio in Ppf Generali Petr Kellner, il consigliere in quota Assogestioni Carlo Carraro, il legale Alessandro Pedersoli, espresso da Intesa Sanpaolo. Astenuto Sergio Balbinot, responsabile delle attività estere e braccio destro di Perissinotto da lungo tempo.
Finita la conta il cda ha deliberato di «proporre a Mario Greco la nomina come ad e dg, che avverrà dopo la risoluzione del suo rapporto di lavoro con Zurich». Fino a quando non arriverà le deleghe di Perissinotto passano a Galateri. Quanto a Perissinotto, che ieri non ha rilasciato dichiarazioni, sembra continuare sulla linea dell’incredulità , espressa alla vigilia in una lettera piena di attacchi a grandi soci e consiglieri. Anche la scelta di non dimettersi dal cda è irrituale, e potrebbe creare qualche imbarazzo se non venisse “composta” prima dell’arrivo del successore, ex di Ras e di Eurizon Vita. Non aspetterà , invece, la buonuscita: come da contratto, per lui da ieri scattano una liquidazione trentennale (pari a una mensilità per ogni anno) più tre volte la componente fissa annua della retribuzione (nel 2011, circa 1,6 milioni).
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