De Vita: «I petrolieri sono disastrati»
Un governo che chiede alle società petrolifere di fare le brave e rinunciare agli aumenti per compensare la crescita dell’accise di 2 centesimi al litro, decisa per finanziare la ricostruzione post terremoto. E un presidente dell’Unione petrolifera che lamenta quanto siano in cattive acque le compagnie petrolifere per fare questo bel gesto. Se non ci fosse di mezzo una tragedia vera per migliaia di persone colpite dal sisma, la vicenda sarebbe grottesca: un governo che si comporta come Alice nel paese delle meraviglie (copyright Sole 24 ore) e petrolieri che piangono miseria. Alla richiesta del ministro per lo sviluppo Corrado Passera, ieri è arrivata questa risposta: le aziende petrolifere «purtroppo in questo momento sono in situazioni economiche disastrate», tuttavia «noi abbiamo trasmesso subito il messaggio del ministro dello Sviluppo economico, fiduciosi che le aziende qualcosa recepiscano», ha detto il presidente dell’Up, Pasquale De Vita, aggiungendo che «più di questo noi non potevamo fare. Insomma, auspichiamo il massimo impegno possibile delle aziende per vedere quello che possono e devono fare». «Il nostro auspicio è che all’aumento dei 2 cent sulle accise non corrisponda un aumento del prezzo della benzina», ha ribadito il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, ma sempre agli auspici siamo. Le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef hanno prezo un’altra posizione: «Pur condividendo pienamente la necessità di fornire tutto l’aiuto ed il sostegno necessario per la ripresa e la ricostruzione delle aree colpite dal sisma», ribadiscono «l’assoluta contrarietà all’aumento delle accise sui carburanti. Abbiamo avanzato proposte ben più eque e sensate per aiutare le aree colpite dal terremoto». Per queste organizzazioni, si tratta di «un provvedimento che riteniamo sbagliato, dal momento che inciderà negativamente sull’intera economia, visto che non riguarderà solo gli automobilisti, ma avrà pesanti ricadute su tutti i prezzi di beni e servizi». Per le due associazioni a tutela del consumatore «già ora, per i propri pieni di carburante, i cittadini spendono ben 516 euro in più rispetto a maggio dello scorso anno». E aggiungono: «L’incremento di due centesimi comporterà ulteriori aggravi, in termini annui, di 24 euro per costi diretti e di oltre 17 euro per costi indiretti, dovuti alle ricadute sui prezzi dei beni trasportati per l’80% su gomma». Fedeconsumatori e Adusbef ritengono che la situazione sia «inaccettabile, a maggior ragione se si pensa che vi è margine per la riduzione dei prezzi dei carburanti, dal momento che le quotazioni del petrolio sono in discesa libera». Per un’altra associazione di consumatori, il Codacons, affermare – come fa il presidente dell’Up pasquale De Vita – che le compagnie petrolifere sono in condizioni economiche disastrate «è una follia» e soprattutto «è una tesi inaccettabile considerando l’enorme business dei petrolieri e il fatto che la benzina è un bene di prima necessità di cui i cittadini non possono e non potranno mai fare a meno».
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