E la Riviera teme la fuga dei turisti “Già  disdetta una vacanza su dieci”

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ROMA – C’è il tedesco che chiama da Dortmund e chiede se l’aeroporto di Bologna è ancora in piedi e il francese di Grenoble che s’informa se le strade in riviera sono ostruite dalle macerie oppure agibili. È l’effetto terremoto sul mercato turistico che dopo le scosse adesso teme le disdette. La paura che circola tra gli operatori è che a crollare ora siano le presenze, un timore di cui molti non vogliono neanche parlare, sarebbe un fatto troppo destabilizzante, la regione più ospitale d’Italia – oltre 8 milioni di arrivi l’anno, 50 milioni di presenze – non se lo può permettere. 
Ma il fantasma del «crollo» aleggia in tutte le riunioni che si stanno facendo in queste ore ai vertici turistici. «Le disdette sono circa il 10 per cento, ma provengono unicamente da persone che si trovano nelle zone colpite dal terremoto e che ora hanno ovviamente altro da fare, per il resto la Riviera romagnola è pienamente operativa, nessun albergo è stato danneggiato», spiega Andrea Babbi dell’Apt Servizi Emilia Romagna. «Le telefonate dall’estero sono giunte solo per avere informazioni, abbiamo spiegato che tutto è perfettamente funzionante». 
L’obiettivo è «tranquillizzare», la parola d’ordine è «rassicurare», convincere i mercati stranieri dove i competitors potrebbero fare una campagna strategica di disinformazione proprio per dirottare i turisti altrove. 
«Faremo una campagna straordinaria di comunicazione per tranquillizzare soprattutto all’estero dove è più facile che confondano le distanze, per loro è più difficile capire la differenza tra le zone terremotate e la Riviera», annuncia l’assessore al Turismo Maurizio Melucci che ammette un rischio sciacallaggio. In questa storia delle defezioni ci sono infatti troppe stranezze. «Stanno arrivando le prime disdette di turisti stranieri non solo nelle zone colpite dal terremoto ma sulle coste del Veneto e sul lago di Como. Vengono diffuse all’estero notizie allarmistiche, in alcuni casi viene fatto sciacallaggio per motivi economici, c’è un interesse a spostare masse di turisti».
La paura però si diffonde e lambisce la riviera, il cuore pulsante del turismo, 110 chilometri di costa con più di tre mila alberghi. Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione albergatori di Rimini, racconta che sono arrivate «tantissime telefonate nelle quali si chiedono informazioni, alcune delle quali fanno emergere vere e proprie psicosi: abbiamo avuto disdette per luglio, quando siamo ancora a maggio e danni qui non ne abbiamo avuti. L’economia è già  in crisi e ci mancava solo questo». I turisti che arrivano in Emilia Romagna sono italiani per l’80 per cento, il resto stranieri, perlopiù tedeschi, incalzati dai russi, i nuovi protagonisti delle notti adriatiche che l’anno scorso hanno segnato un più 30 per cento. «I russi sono diffidenti ma abbiamo ottimi rapporti con i loro tour operator, possiamo spiegare come stanno veramente le cose», dice Alessandro Giorgetti, presidente Federalberghi della regione. «È anche un problema di informazione, di come vengono date le notizie, la televisione riporta sempre immagini di distruzione, mentre invece le zone colpite sono quelle dell’Alta Emilia». Il timore è che crisi si aggiunga a crisi. «Per giugno c’era già  stato un calo del 15 per cento di prenotazioni ma queste dovute alla situazione economica». Ma da queste parti non ci si arrende. Dice l’assessore Melucci: «Il nostro obiettivo è mantenere il livello di arrivi che c’era prima del terremoto, come l’anno scorso, quando in controtendenza rispetto i dati nazionali avevamo fatto un più 3 per cento».


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