Il pm: «In quei capannoni una politica suicida»

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Continuano le scosse nella bassa emiliana. La popolazione si arrangia come può: i posti per gli sfollati sono 15 mila ma i senza tetto sono molti di piùIl giorno dopo la seconda grande scossa, la bassa emiliana continua a tremare. Ieri si sono registrate altre due scosse di magnitudo superiore ai tre gradi. In totale, dalle 9 dell’altra mattina a ieri, ne sono state registrate più di 230. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ripete che «la sismicità  sarà  lunga e con repliche anche simili a quelle dei giorni scorsi». Ma l’operosa popolazione dei comuni colpiti guarda avanti, mentre lentamente la macchina dei soccorsi nazionali si sta finalmente attivando. Manca tutto, e soprattutto certezze. Non c’è casa o capannone che possa essere considerato sicuro e la gente continua a dormire dove può, in camper o in tende montate nei campi più vicini. 
Non è ancora tempo di bilanci. Si può solo dire il numero dei morti e dei feriti sperando che non aumenti più. Ieri mattina dalle macerie del capannone della Haemotronik, vicino a Medolla, è stato recuperato il corpo senza vita della diciassettesima vittima (in tutto dal 20 maggio i morti sono 24). Si chiamava Biagio Santucci, 25 anni. Ancora una volta operaio, giovane e precario. I feriti sono 350 mentre gli sfollati sono 14 mila a fronte di 5 mila posti letto disponibili nei 12 campi allestiti dalla protezione civile (7 solo ieri), negli alberghi e nelle strutture messe a disposizione dai comuni. 
«Servono urgentemente generi alimentari e prodotti sanitari», è l’appello del municipio di Mirandola. Si cercano pane, pasta, latte per i bambini, sapone, assorbenti, omogeneizzati, pannoloni per gli anziani. «La situazione è molto critica e c’è bisogno di tutto – ripete anche il sindaco di Medolla, Filippo Molinari – i cittadini stanno reagendo con grande dignità  e compostezza ma dobbiamo ricominciare tutto da capo». Il primo cittadino di Cavezzo, Stefano Draghetti, riassume così il terrore dei suoi concittadini: «Tutto questo ha generato in noi la convinzione che entrare in un fabbricato non è una cosa tranquilla». Le scuole restano chiuse e solo oggi cominceranno i sopralluoghi del ministero dei Beni culturali nei siti di interesse storico-artistico. 
Ieri a Cavezzo sono arrivati anche il capo della protezione civile Franco Gabrielli e il presidente della regione Vasco Errani, appena nominato dal governo commissario straordinario per il terremoto. «Ora il problema immediato è l’accoglienza e l’assistenza – ha detto Gabrielli – il numero degli assistiti nei nostri centri si sta avvicinando a 15 mila persone ma il numero di chi è fuori dalle case è molto più alto». Poi Gabrielli ha dato ragione al presidente della Repubblica Napolitano che ieri ha detto: «Bisogna completamente cambiare politiche, perché dal lato della prevenzione sono state gravemente inadeguate. Quando arriva il conto ci si accorge che è ben più salato di quello che sarebbe stato con politiche della prevenzione più efficace». Ma le sue parole sembrano un dejà -vu. Lacrime di coccodrillo che vengono versate dopo ogni calamità . Ieri anche il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, ha voluto «ricordare con dolore i morti dell’Emilia che sono morti sul lavoro, in maggioranza operai e imprenditori». E anche il ministro Elsa Fornero, al Senato, nell’ambito della discussione sulla sua controriforma del lavoro, ha espresso un «dovuto e vibrante atto di omaggio ai lavoratori. E’ stato il lavoro il vero epicentro del sisma». 
Proprio sul crollo dei capannoni la procura di Modena ha aperto un fascicolo, come già  aveva fatto quella di Ferrara. Si indaga, per ora contro ignoti, per omicidio colposo plurimo, lesioni personali colpose e violazione delle norme edilizie. «La politica industriale a livello nazionale sulla costruzione di questi fabbricati è una politica suicida», ha detto il procuratore capo di Modena Vito Zincani. Bisognerà  capire anche perché tanti operai sono tornati a lavorare e sono stati uccisi dal crollo delle fabbriche. Chi li ha spinti e perché quegli edifici non sono stati dichiarati inagibili. La Cgil di Modena ribadisce la «forte preoccupazione per le segnalazioni ricevute di pressioni fatte sui lavoratori per presentarsi nei luoghi di lavoro». E mentre Gabrielli e Errani incoraggiano la magistratura a fare luce caso per caso, il neo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, continua nella sua difesa d’ufficio dell’impresa, sempre e comunque. «La polemica che sta montando – ha dichiarato – mi sembra artificiosa. La zona non era specificata come sismica, i capannoni erano in assoluta normalità ». Ma questo, da domani, dovranno stabilirlo i magistrati. 
Intanto una delle economie più sane d’Italia (1% del Pil) è al collasso. I lavoratori fermi sono 20 mila, le aziende interessate 3.500, soprattutto nel settore biomedicale, della componentistica meccanica e nel settore agroalimentare (10% del pil agricolo nazionale). La Coldiretti stima almeno 500 milioni di danni, 15 milioni solo per la produzione di aceto balsamico, mentre sono oltre un milione le forme di Parmigiano Reggiano andate perse. 


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