In mille da Napoli fin dentro il palazzo
Un migliaio di precari Bros, provenienti da Napoli (ma anche da Acerra e dal casertano), si muovono compatti direzione via Fornovo, sede distaccata del ministero del Lavoro. Anche loro reclamano giustizia: sollecitano il Governo a rispettare l’intesa interistituzionale firmata insieme agli enti locali (nel 2003) per un percorso di stabilizzazione occupazionale nei settori di risanamento ambientale e servizi alla persona. Sfilano i precari autorganizzati, le sigle storiche di Isola e Banchi Nuovi, l’Mda di Acerra e il sindacalismo di base.
La manifestazione era stata annunciata nei giorni scorsi con una serie di iniziative in territorio napoletano. Come l’impiccagione di manichini nei punti nevralgici della città partenopea, manichini senza volto con la maschera di Anonymous e Diabolik. «E se voi ci impiccate con le politiche monetariste noi vi metteremo alle corde», gridano a Momti e Fornero. Mettere alle corde le istituzioni significa che i precari napoletani non sono più disposti a subire dinieghi e rinunce dalla politica nazionale e locale. Ad oggi sono due anni che la platea dei precari Bros non percepisce il sostegno di 596 euro mensili «retribuzione equiparata alle nostre prestazioni lavorative durante l’emergenza rifiuti in Campania».
I manifestanti sono molto critici verso la giunta regionale campana. «L’assessore al Lavoro, Severino Nappi (Pdl), elaborò il piano ‘Campania al lavoro’, presentandolo coma la panacea dei mali che affliggono la disoccupazione campana. Ad un anno dalla sua presentazione questo sedicente piano lavoro si è rivelato una vera catastrofe per quanto concerne la crezione di nuovi posti di lavoro, ma è stato una manna dal cielo per microimprese che hanno intascato una marea di soldi pubblici senza creare un solo ed effettivo posto».
Sotto il Ministero del lavoro le richieste si fanno pressanti: «Fornero, che è firmataria dell’intesa interistituzionale, oltre alle lacrime deve versare le risorse economiche che servono per mettere in campo concreti processi progettuali. Si tratta di 7,5 milioni, il residuo delle risorse sancite dal protocollo interistituzionale». Per frenare l’impoverimento e rilanciare una seria (e non fittizia) politica economica di crescita occupazionale e di sostegno al reddito per disoccupati e precari.
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