QUELLA RETE GAS CHE ABBIAMO RINAZIONALIZZATO
Lo Stato, insomma, ha pagato per azioni che erano già sue. I protagonisti della compravendita da 3,5 miliardi rispondono a questa critica, subito avanzata dalle colonne del Financial Times, dicendo che la Cassa non ha sborsato neppure un euro, che si è trattato solo di scambi di attività e di partecipazioni. La sostanza, tuttavia, non cambia di molto. C’è poi un’altra perplessità , avanzata questa volta dal fronte imprenditoriale: nel momento in cui il credito arriva alle aziende con il contagocce – se e quando arriva – ci si aspetta dalla Cdp che aiuti le imprese con la sua abbondante liquidità invece di imbarcarsi in complicati passaggi di pacchetti azionari. Anche in questo caso arriva immediata la controreplica del governo: la Cassa non dovrà distrarre risorse dagli investimenti, e in ogni caso entrare nella rete di trasporto e stoccaggio del gas equivale a impegnarsi in grandi progetti di investimento infrastrutturale. Vedremo.
Certo, la soluzione-Cdp, caldeggiata in primis dal ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, non era l’unica possibile e praticabile. Una proposta alternativa, sostenuta da un’altra parte dell’esecutivo ma poi scartata, era quella di seguire l’esempio inglese e cioè mettere insieme la rete elettrica e quella del gas in un’unica società . Terna avrebbe acquistato la quota di Snam venduta dall’Eni e successivamente le due società si sarebbero fuse. Così come hanno fatto in Inghilterra, pare con un certo successo, National Grid e Lattice: le sinergie di quella operazione hanno consentito un risparmio di costi strutturali di 150 milioni di euro.
In entrambi i casi, tuttavia, c’è da chiedersi se la semplice separazione societaria tra la distribuzione e la produzione sia in grado da sola di sbloccare il mercato del gas, di aprirlo ad una vera concorrenza. Se non sia utile aprirsi a fondi esteri di private equity, maggiormente interessati alle connessioni tra reti di diversi Paesi di quanto lo possa essere un soggetto nazionale, pubblico o privato che sia. Per ora, invece, restiamo con le due fasi produttiva e distributiva in mano allo stesso proprietario: la Cassa Depositi e Prestiti, che finirà per possedere allo stesso tempo sia Eni che Snam.
Related Articles
Dagli sms agli hamburger, la mappa dei nuovi nemici dell’ambiente
“Un anno di e-mail inquina come 300 chilometri in auto” ecco i veleni che non t’aspetti
TAV, I CONFINI DEL PROGRESSO E GLI AFFARI DELLE MAFIE
Le mani della ‘ndrangheta sui cantieri Tav: la denuncia di Roberto Saviano è un grido d’allarme che costringe a ricondurre sul piano suo proprio, quello degli affari, ogni discorso sull’alta velocità .
In vacanza senza il cane come trovare il dog sitter dal pedigree ideale