Annan: cessate subito il fuoco

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Dopo al strage di Hula, con i suoi 108 morti (di cui 30 bambini), la diplomazia si sta muovendo a tutto campo per cercare di trovare una soluzione alla crisi siriana ed evitare il dilagare della guerra civile. 
Pur senza esprimere una condanan diretta del regime di Damasco, il consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha chiesto al governo siriano di cessare con effetto immediato l’uso di armi pesanti in centri abitati e di rimandare le sue truppe all’interno delle caserme. Damasco ha negato ogni responsabilità . Secondo l’ambasciatore siriano all’Onu, Bashar Ja’afari, il massacro è stato compiuto da «gruppi armati terroristici»; lo stesso ha criticato le posizioni e le dichiarazioni espresse da Francia, Regno unito e Germania, che hanno accusato Damasco di essere dietro la strage di Hula.
Mosca è di fatto rimasta accanto al presidente siriano Bashar Al Assad, sostenendo che gran parte delle vittime siano morte accoltellate o giustiziate e affermando che «i ribelli sono in parte responsabili della strage». La Russia insiste sul piano Annan e invita l’Occidente a non perseguire la caduta del regime di Assad all’indomani delle indiscrezioni di stampa secondo cui il presidente degli Stati uniti Barack Obama starebbe sondando l’ipotesi di una «soluzione yemenita» per la Siria, con l’esilio dello stesso Assad come avvenuto con il presidente yemenita Saleh. E, dopo aver firmato la dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che condanna la strage di Hula, Mosca ha puntualizzato che a suo avviso la colpa del massacro va divisa tra regime e opposizione. «Bisogna che tutti i giocatori stranieri giochino lo stesso gioco, un gioco volto all’attuazione del piano Annan, non al cambiamento del regime», ha dichiarato il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov incontrandoa Mosca il collega britannico William Hague. «Noi non sosteniamo il governo Assad, ma il piano Annan», ha voluto precisare il capo della diplomazia russa, sostenendo che è più importante «mettere fine alle violenze» che «preoccuparsi di chi è al potere in Siria». Lavrov ha assicurato che Mosca «fa pressione praticamente ogni giorno sul governo siriano» ma di avere l’impressione che certi attori stranieri non facciano altrettanto con gli oppositori. Anzi: «Sappiamo che l’opposizione armata, almeno la sua parte più radicale, riceve continuamente segnali di non cessare» i combattimenti, ha riferito, senza altri dettagli. Ma accusandola in parte della strage di Hula: «Siamo in una situazione nella quale entrambe le parti hanno manifestamente una mano nelle morti di persone innocenti», ha detto, chiedendo un’inchiesta sull’accaduto. 
In attesa di chiarimenti, ieri a Damasco è arrivato Kofi Annan (incontrerà  Assad oggi). L’inviato speciale di Onu e Lega Araba discuterà  dell’applicazione del suo piano per una soluzione politica della crisi e domani riferirà  gli ultimi sviluppi al Consiglio di sicurezza. I sei punti del piano di Annan prevedono un cessate-il-fuoco monitorato da osservatori internazionali – ufficialmente in atto da più di un mese ma rimasto lettera morta in diverse zone della Siria – l’avvio di negoziati inclusivi, l’apertura di corridoi umanitari, la liberazione dei prigionieri politici, la libertà  di manifestare e la libertà  di accesso ai giornalisti.
Mosca sembra comunque frustrata dal rischio di fallimento degli sforzi dell’inviato Onu: «Siamo profondamente allarmati che il piano di Annan sia attuato in modo non soddisfacente». E chiede alle grandi potenze «sforzi supplementari per elaborare meccanismi chiari ed affidabili» per il rispetto del piano. Il Cremlino ha ricevuto un inaspettato sostegno da Londra: «Il piano di Annan è la migliore speranza per la Siria, al momento la sola speranza per la Siria, per tentare di rompere il ciclo di violenze», ha osservato Hague a Mosca. «Non è come se le alternative in Siria fossero il piano di Annan o la ripresa del controllo del Paese da parte del regime di Assad, le alternative sono il piano di Annan o un aumento del caos e il precipitare verso la guerra civile», ha aggiunto. Ma Hague non ha nascosto di aver chiesto alla Russia di aumentare la pressione sul suo alleato siriano perché rispetti il piano Annan.


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