Una beffa per piazza Tahrir

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È una beffa per la rivoluzione del 25 gennaio. Se gli esiti dello spoglio delle schede elettorali comunicati ieri sera saranno confermati dai risultati definitivi, gli egiziani nel ballottaggio di metà  giugno saranno chiamati a scegliere tra Ahmed Shakif, espressione compiuta dell’ancien regime e ultimo premier di Hosni Mubarak, e il candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Morsi. Si tratta di candidati che non rappresentano lo spirito e le motivazioni della rivolta che un anno e mezzo fa costrinse l’ex raìs a farsi da parte. Shafik, un ex capo dell’aviazione militare, ha avuto la sua vendetta. Contestato dai rivoluzionari, riammesso al voto all’ultimo momento, preso a scarpe in faccia all’uscita da un seggio dai famigliari delle vittime della repressione, Shafik ha inflitto una cocente umiliazione ad Amr Musa, l’altro candidato laico ed ex segretario della Lega araba, dato per favorito e che ieri sera invece era nella parte bassa della graduatoria con il 12-13 per cento dei voti. A spingere verso l’alto Shafik sono stati non solo i nostalgici del passato regime e chi è stanco dell’instabilità  post-rivoluzionaria (e le spinte sotterranee della giunta militare al potere), ma anche i voti degli egiziani cristiani, preoccupati da una presidenza islamista. Rivincita anche per Morsi che veniva descritto come una «seconda scelta», privo di carisma e incapace di sostituirsi al «peso massimo» del movimento islamista Khaiter al Shater (il primo candidato presentato dai Fm, messo fuori gioco dalla Commissione elettorale) e invece ha saputo sfruttare al meglio la ben oliata macchina elettorale della confraternita. Non solo, Morsi ha sbaragliato il suo principale rivale, l’islamista liberal Abdel Monein Abul Fotouh, che molti davano per certo al ballottaggio. Al Cairo ieri sera si diceva che Abul Fotouh è stato tradito da militanti e simpatizzanti salafiti che non sono andati alle urne nonostante avessero ricevuto l’indicazione di votare per lui dai loro leader. Morsi, ieri sera dopo i voti contati in 12.800 dei circa 13.100 seggi elettorali, aveva il 25 per cento (5 milioni di voti sui 18 di voti validi), Shafiq il 23 per cento, Abul Fotouh il 20 per cento e il candidato nasserista Hamdeen Sabahi al 19 per cento. Più in basso c’è Amr Musa che non ha saputo trovare una contromisura all’appeal di Shafik tra i cristiani copti, grazie alle sue dichiarazioni al vetriolo contro gli islamisti. Nei giorni scorsi tra i cristiani era scattato l’ordine di votare per Shafik dopo il diffondersi di voci su una presunta promessa fatta da Musa che la vice presidenza sarà  data ad un islamista in caso di una sua vittoria. «A danneggiare Musa e Abu Futouh che pure sembravano molto favoriti -ha commenta una giornalista egiziana – è stato anche il loro confronto televisivo, nel quale entrambi si sono soffermati su accuse personali reciproche e nessuno dei due ha dato alla gente l’idea di essere uno statista». L’ex segretario della Lega araba è stato superato anche dal candidato della sinistra, il giornalista e scrittore nasseriano Hamdeen Sabahi, che ieri sera aveva il 18 per cento (tre milioni di voti) e che le previsioni elettorali davano come oustider con poche probabilità . Se riuscirà  a conquistare la terza posizione, Sabahi potrebbe essere recuperato nel ballottaggio annunciato finora solo tra i primi due maggiori votati. Potrebbe aversi un ballottaggio a tre, secondo quanto ipotizzato dal segretario della commissione elettorale, Hatem Bagato, per il quale, se i primi due candidati avessero un numero uguale (o molto vicino) di voti, al secondo turno la legge prevede che possa essere inserito un terzo candidato.


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