«Meno soldati, più intelligence»

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Quello che preme di più in questo momento a Viminale è l’attività  di intelligence. Solo così, ragionano al ministero, si potrà  cercare di prevenire il rischio di un nuovo attentato come quello compiuto contro il manager di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi. E’ è proprio agli 007 che ieri il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri ha chiesto lo sforzo maggiore nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza nazionale al quale hanno partecipato anche i vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti insieme al capo di Stato Maggiore della Difesa. La riunione è servita anche per varare il piano sicurezza annunciato dopo il ferimento dell’amministratore delegato di «Ansaldo Energia» e rimodulato secondo le indicazioni ricevute nei giorni scorsi dalle prefetture di tutta Italia. Nessuna novità  particolare, salvo una ripensamento delle attività  di sorveglianza degli obiettivi considerati sensibili, in tutto sono circa 14 mila, già  controllati da esercito e forze dell’ordine. Il che, ha spiegato Cancellieri, non porterà  un ulteriore aumento dei 4.500 soldati già  impegnati in 37 città  con l’operazione «Strade sicure», ma al massimo un loro ridislocamento. 
Sotto sorveglianza ci saranno le sedi di Finmeccanica, Ansaldo, Equitalia (ieri un plico sospetto è stato recapitato negli uffici di Lanciano), Agenzia delle Entrate e, come spiegato nella circolare ai prefetti, «ogni altra azienda ad esse riconducibile». Tutti possibili obiettivi di cui si parla nel volantino di rivendicazione dell’attentato ad Adinolfi firmato dalla Fai-Nucleo Olga. Ma la sorveglianza verrà  rafforzata anche davanti a carceri, strutture e aziende legate al nucleare e alla Tav, nonché a sedi istituzionali e di governo.
Rivisto anche tutto il piano relativo alle scorte, più di 2 mila agenti che che oggi proteggono complessivamente 550 personalità . Sulla base delle informazioni fornite dall’intelligence, alcune di queste sono state cancellate mentre altre, quelle che riguardano persone considerate più a rischio, rafforzate. Tra le nuove scorte istituite anche quelle riguardanti sette manager ed esponenti del mondo economico, tra i quali il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi. «C’è l’esigenza di mantener alto il livello di attenzione e vigilanza rafforzando i dispositivi di sicurezza nei confronti di obiettivi sensibili e di persone esposte a specifici rischi», ha spiegato cancellieri che ha anche escluso che la mancanza di risorse possa comportare un abbassamento della guardia. «La coperta è stretta – ha detto – ma si allargherà  se necessario». 
massima attenzione dunque. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori c’è l’attività  della Federazione anarchica informale, che viene considerata la minaccia principale anche perché. è il sospetto, dopo l’attentato ad Adinolfi adesso potrebbe tentare un ulteriore e più drammatico salto di qualità . Una scelta che però, sempre secondo i servizi, avrebbe comportato una rottura tra l’ala oltranzista, rappresentata dal «Nucleo Olga», e quanti, invece, non sarebbero d’accordo nel perseguire la lotta armata. 
In tutta questa situazione il rischio più grosso è che a farne le spese siano i movimenti che, del tutto pacificamente, danno voce a un forte quanto legittimo malessere sociale e che – oltre a essere strumentalizzati – potrebbero ritrovarsi a essere le prime vittime di un eventuale azione repressiva da parte dello Stato. Non a caso nei prossimi giorni il Viminale invierà  una direttiva ai prefetti per invitarli a un «attento monitoraggio sugli episodi di tensioni sociali connessi alla crisi nel mondo del lavoro». 
Sui rischi del vero terrorismo, è intervenuta ieri anche Susanna Camusso, lamentando come da «troppo tempo non ci sia prevenzione e intelligence sul terrorismo». Sono passati anni – ha detto il segretario generale della Cgil – in cui lo si è considerato un fenomeno minore e trascurabile, ora bisogna recuperare il tempo perduto». D’accordo sull’uso dell’intelligence e on di soldati, anche il presidente del Pd Rosy Bindi. «Quello che più mi preoccupa – ha detto – è il linguaggio della rete, credo che sia necessario coinvolgere di più i giovani e metterli in guardia».


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