Prima le banche, poi la democrazia

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Il diritto a dimostrare vale solo per i giorni festivi o semifestivi, come sabato 19 maggio, quando banchieri e bancari, a Francoforte e altrove, godranno il meritato riposo. Negli altri giorni della settimana deve soccombere alle garanzie concesse alla libera attività  d’impresa. Primo comandamento nella tavola delle leggi: nessuno si permetta di disturbare il regolare funzionamento delle banche, che siano esse d’affari, o pubbliche istituzioni comunitarie come la Banca centrale europea. 
Stranezza nella stranezza. La giunta comunale democristiana – e verde! – che guida a Francoforte la caccia al bloccupista, non ha più una piena legittimazione politica. A marzo a Francoforte è successa una mezza rivoluzione politica, quando, in un’elezione diretta, è stato scelto come borgomastro il socialdemocratico Peter Feldmann. Una mezza rivoluzione a Francoforte, guidata per ben 17 anni dalla borgomastra democristiana Petra Roth, appoggiata pure dai Grà¼ne. Una cesura paragonabile alla vittoria di Pisapia a Milano. Tuttavia Feldmann si insedierà  solo il 1° luglio. E dovrà  coabitare per un bel pezzo con la vecchia giunta, fino alle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. I democristiani, al governo nel Land dell’Assia – e quindi anche al comando della polizia regionale – usano adesso spudoratamente questa leva amministrativa che gli resta a Francoforte, per una sfacciata e strumentale manovra propagandistica in nome dell’«ordine pubblico».
Su un punto i «bloccupisti» hanno già  vinto. È bastata la minaccia virtuale di loro sit-in attorno alle banche venerdì, per indurle a autobloccarsi. La Commerzbank ha annunciato la chiusura completa del suo grattacielo. Gli impiegati potranno restarsene a casa, con una giornata di ponte tra la giornata di giovedì, comunque festiva, e il sabato. Gli indispensabili servizi di sorveglianza dei mercati online saranno trasferiti «in altre sedi appositamente predisposte». 
Pure la Bce ha vigliaccamente aggirato l’ostacolo. La riunione del suo consiglio direttivo, prevista per mercoledì, è stata anticipata a martedì. Non c’è stato nemmeno bisogno del sit-in, vietato dalla polizia, per turbare il calendario di Draghi e consorti.


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