Il regista egiziano di piazza Tahrir “Non mandate il mio film in Israele”

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La difficoltà  e le contraddizioni dell’Egitto dopo la rivoluzione nell’opera in concorso di Yousry Nasrallah Dopo la battaglia. Ambientato al Cairo all’indomani della rivolta in piazza Tahrir del 2 febbraio 2011, il film mette in scena l’incontro di uno dei cavalieri che Mubarak mandò contro la folla (la “battaglia dei cammelli”) con una giovane militante democratica. L’uomo lotta per recuperare la dignità , mentre i figli sono discriminati a scuola: «I turisti hanno abbandonato il Cairo e chi viveva grazie ai cammelli e ai cavalli vicino alle piramidi in luoghi come Nazlet el Samman ha cominciato a fare la fame, a vendere gli animali ai macelli», ha spiegato il regista. Alla drammatica situazione del protagonista si appassiona Reem, fervente sostenitrice delle ragioni della democrazia. Per Nasrallah la difficile storia d’amore è l’occasione per raccontare il confronto tra le parti più progressiste della società  egiziana e la massa conservatrice che ha paura delle conseguenze della rivoluzione. Il film è stato girato quasi in presa diretta, sovrapponendo alle immagini della vera rivolta un racconto più tradizionale. Il regista cita tra le sue fonti di ispirazione il cinema di Rossellini. 
Dura la posizione di Nasrllah sull’eventuale distribuzione del film in Israele: dichiara di non volere che il film sia venduto o visto in un paese secondo lui “non alleato” della rivoluzione egiziana, «almeno finché gli israeliani continuano a occupare i territori palestinesi». All’affermazione è seguito un applauso della sala stampa che ha provocato una risposta secca di Nasrallah: «Perché applaudite? Non ce l’ho con Israele, ho anche amici come il meraviglioso regista Amos Gitai, ma non credo che Israele sia un alleato degli egiziani che cercano di fare una passo avanti verso la liberazione dal regime».


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