Spagna sull’orlo di una crisi di nervi
MADRID – Tensione nei mercati, banche minacciate dal declassamento, elezioni in Grecia, per la finanza spagnola è un mercoledì da incubo. In apertura di giornata la prima de riesgo, lo spread tra i bonos a 10 anni e i bund tedeschi, raggiunge quota 507, il suo massimo storico dall’entrata nell’euro, con il rendimento dei bonos al 6,49% (a marzo i titoli decennali iberici pagavano meno del 5%), per scendere poi sotto i 500 punti, che resta comunque zona critica. La borsa chiude in rosso.
Due record negativi che hanno funestato la giornata del premier del Partido popular Mariano Rajoy, costretto dalla pesante situazione a uscire dall’isolamento della Moncloa per rendere una serie di dichiarazioni pubbliche. La prima è un grido d’allarme: «Al momento c’è un rischio concreto di essere tagliati fuori dai mercati, oppure dover pagare tassi astronomici». La seconda è un’assoluzione per il suo operato, una difesa strenua della linea del rigore: «L’austerità adottata dal Paese è l’unica via per risalire la china, tutte le misure che stiamo prendendo sono necessarie per uscire dal tunnel». E nel buio del tunnel spagnolo ci sono anche le banche, ormai scoppiate sull’onda della bolla immobiliare: è imminente la bocciatura di 21 istituti di credito da parte di Moddy’s, mentre il movimento degli indignados ha lanciato la campagna cierraBankia («chiudi Bankia», la quarta entità finanziaria del paese appena salvata dal fallimento con una contestata nazionalizzazione) e già centinaia di persone stanno cominciando a cancellare il proprio conto da lì, e come in Grecia c’è il serio rischio di corsa allo sportello.
La terza dichiarazione di Rajoy è un appello all’Europa che non sta «pensando a un piano di salvataggio», ma «l’Unione e la Bce devono mandare un messaggio chiaro e forte» di difesa della moneta unica e della sostenibilità dei debiti pubblici. Appello ignorato: «Non ho niente da aggiungere sul debito spagnolo», ha rispedito al mittente il presidente della Commissione europea Barroso.
La riforma del sistema bancario sotto la guida della Bce, promessa pochi giorni fa dal ministro dell’economia Luis de Guindos, continua a non convincere i mercati. Per gli analisti c’è il rischio che Madrid debba ricorrere agli aiuti della Troika per centrare l’obiettivo del deficit al 5,3% nel 2012. E giusto lunedì il premio Nobel Paul Krugman dal suo blog pronosticava per il Paese iberico, come per l’Italia, l’ombra del corralito (quando il default argentino nel 2001 portò il governo di Buenos Aires a congelare tutti i conti bancari per dodici mesi, permettendo unicamente prelievi di piccole somme di denaro), se la Germania non allenterà sulle politiche di austerity. Per il ministro del tesoro Cristà³bal Montoro «è tecnicamente impossibile che la Spagna corra questo rischio» invitando l’economista a maggiore cautela. Ma il Paese è sull’orlo di una crisi di nervi.
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