Ministri rainbow contro l’omofobia e per i diritti delle coppie

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La famiglia tradizionale? «Ormai è un’eccezione, non più la regola. La realtà  è cambiata: oggi le famiglie si fanno e si disfano e le famiglie tradizionali neppure si formano. Ci sono coabitazioni di persone anche dello stesso sesso che chiedono di essere riconosciute come famiglie. Io sono ministro anche delle Pari opportunità , queste cose le so e non lo posso dimenticare». Più o meno mentre il ministro del Welfare Elsa Fornero pronunciava ieri queste parole intervenendo al convegno «È possibile un’alleanza italiana per la famiglia?», il suo collega a capo del dicastero dell’Istruzione Francesco Profumo sollecitava i direttori scolastici, attraverso una circolare, a celebrare attivamente in aula, con gli studenti, la giornata internazionale contro l’omobofia che si celebra domani. Un’iniziativa preceduta pochi giorni fa dal sostegno che il responsabile del Miur e il ministro dell’Ambiente Corrado Clini hanno dato alla campagna promossa da Legambiente e dall’associazione «Famiglie arcobaleno» rivolta soprattutto ai giovani, e a un opuscolo che sarà  distribuito domenica prossima nei parchi di nove città  italiane per favorire l’«incontro e il dialogo» e per «festeggiare la festa di tutte le famiglie: omo e eterosessuali, monoparentali, sposate e conviventi, in nome dei valori della conoscenza, pluralità , rispetto e responsabilità ».
Escludendo l’ambizione a voler essere immortalati con l’aureola rainbow come un’icona gay, come è successo a Barack Obama sull’ultimo numero di Newsweek, l’inattesa presa di posizione del governo italiano in favore delle unioni civili anche tra omosessuali e contro qualunque forma di omofobia sembra essere dettata piuttosto, come forse anche nel caso del sì alle nozze gay espresso dal presidente americano, dalla valutazione del complessivo consenso degli italiani. Secondo una recente ricerca di Datamonitor, infatti, il 53,4% dei nostri connazionali è favorevole ai matrimoni tra coppie omosessuali, a fronte di un 44,2% che si dice contrario (il 2,4% non sa rispondere). Sarà  per questo o per pressante convinzione personale, fatto sta che a Palazzo Chigi si è finalmente aperto uno spiraglio sull’Europa dei diritti. Con grande soddisfazione delle associazioni Lgbt, a cominciare dall’Arcigay il cui presidente Paolo Patanè auspica ora che domani, 17 maggio, «si levi, contro l’omofobia e per la depenalizzazione dell’omosessualità  nel mondo, anche la voce di Mario Monti: sarebbe – aggiunge – il segnale di una rivoluzione di metodo, contenuti e valori che attendiamo».
In realtà , per la deputata piddi Paola Concia, «le dichiarazioni del ministro Fornero sono semplicemente frutto di un’analisi onesta della realtà  italiana, dei mutamenti che sono in atto nella società  e nei modelli familiari. Non c’è nulla di sconvolgente nelle sue parole, semmai una presa d’atto che in un paese civile tutte le famiglie devono avere le stesse opportunità ». 
Peccato comunque che questo semplice spirito realista e democratico si sia fermato proprio nei pressi di Eboli, precisamente alle porte di Battipaglia dove il comune retto da una coalizione guidata dall’Udc ha vietato di stampare il manifesto contro l’omofobia preparato per domani dalla Commissione pari opportunità  dell’ente (Cpo) che mostrava un bacio tra due uomini e la scritta: «Pari opportunità . Per tutti!». La censura da parte dell’amministrazione comunale ha convinto il commissario delegato da Legambiente nella Cpo, Pasquale Quaranta, a rassegnare le proprie dimissioni «per poter continuare la battaglia per i diritti civili altrove con maggiore autonomia e libertà ».


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