Il piano B di Monti per la ripresa solo alcune spese fuori dal debito

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BRUXELLES – «La prima mossa tocca alla Francia di Francois Hollande». Quando il neo presidente francese sarà  uscito allo scoperto con la Merkel, Monti giocherà  le sue carte per rilanciare la crescita cercando una doppia sponda con Parigi e Berlino. Ecco il piano che il Professore ha discusso domenica con Passera, Grilli e Catricalà  e che ieri notte ha preso forma a Bruxelles dove Monti – scortato dai ministri Moavero e Grilli – ha partecipato all’Eurogruppo. Un piano difficile, per certi versi azzardato ma reso ancora più urgente dal nuovo lunedì nero delle Borse e dallo spread tornato sopra quota 420 punti. Ecco perché ora Monti studia «un’azione pragmatica volta a ottenere risultati concreti». Al punto da mettere in conto una serie di compromessi al ribasso sulle sue proposte. 
Il conto alla rovescia inizia oggi, quando Hollande, appena insediato, volerà  a Berlino per presentare alla Merkel il suo memorandum per la crescita. La Cancelliera ha studiato con i suoi sherpa i punti di convergenza con il nuovo dirimpettaio di Parigi in modo da trasformare il primo faccia a faccia in un successo. Ma su una questione Hollande e Merkel sbatteranno: la revisione del Fiscal compact. Hollande chiederà  di aggiungere al Trattato sul rigore una parte dedicata alla crescita, altrimenti non lo ratificherà . La Merkel – sebbene indebolita dall’ultimo voto – rifiuterà . Ed è qui che l’Italia entrerà  in azione: Monti è d’accordo con la Merkel sul fatto che il rigore non si tocca e che riaprire il Fiscal compact porterebbe via tempo e sarebbe controproducente: non è stato firmato dagli inglesi e lavorare sulla crescita senza Londra non avrebbe senso. Semmai di rilancio economico si deve lavorare a 27 con decisioni rapide. La scommessa italiana è dunque quella di pilotare Eliseo e Cancelleria a un compromesso: appoggiare la Merkel sul Fiskalpact ma portarla ad accettare le richieste più innovative del piano Monti, gradite anche a Hollande: la Golden rule – sfilare gli investimenti pubblici dal calcolo di deficit e debito – e una moratoria sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. 
Ma c’è un però, che spinge Monti al pragmatismo. Come spiega un ministro vicino al premier, la Golden rule piace ai paesi mediterranei e alla Francia di Hollande, ma viene bloccata da Germania e Commissione Ue che sul tema hanno ancora «resistenze giuridiche e psicologiche». Anche sulla moratoria dei debiti dello Stato la situazione viene definita «difficile e complicata». Insomma, portare a casa i due provvedimenti per giugno sembra dura. Ecco perché a Palazzo Chigi si studia il piano B in grado di dare comunque una boccata d’ossigeno al Paese. Sulla Golden rule, ad esempio, si potrebbe riformulare la proposta chiedendo di individuare alcune categorie di investimenti capaci di aumentare il tasso di crescita potenziale del Paese, tasso poi da sottrarre da quelli che a Bruxelles chiamano “Obiettivi di medio termine”: per l’Italia il pareggio di bilancio entro il 2013. Un modo per investire soldi pubblici e sfilare il loro rendimento futuro dall’obiettivo di portare il deficit allo 0,5% entro l’anno prossimo nel momento in cui le previsioni Ue dicono che il traguardo è lontano. Anche di questo Monti parlerà  oggi in una bilaterale con Barroso a margine dell’Ecofin. 
Il tempo stringe, il 23 maggio ci sarà  un vertice informale dei leader Ue per preparare quello decisivo del 28 giugno. Ma c’è la Grecia a terrorizzare Monti. Il premier ha seguito la crisi di Atene a contatto con il premier uscente Lucas Papademos, un tecnico come lui. Per il Professore bisogna evitare che la Grecia esca dall’euro perché si rischierebbe «un effetto contagio con conseguenze sistemiche in grado di far collassare la moneta unica». In queste ore delicate per Atene Monti non si spinge a dire pubblicamente quello che invece afferma il responsabile Europa del Pd, Sandro Gozi: «Bisogna dare un anno in più alla Grecia per portare a termine gli impegni sul risanamento imposti da Ue, Fmi e Bce. Altrimenti salta tutto».


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Gioventù bruciata, in Grecia il 64,2% è senza lavoro

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ATENE. Hai voglia a dire, come ha fatto ieri il ministro delle Finanze Yannis Stournaras, che «la Grecia è sulla buona strada» e che il 2014 (chissà  perché è sempre l’anno che verrà , mai quello in corso) sarà  l’anno della ripresa. Quando la disoccupazione giovanile raggiunge punte del 64,2% come in Grecia, vuol dire che una intera generazione è senza lavoro e, va da sé, senza futuro.

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