Genova, quella pista sul terrorismo che porta in Grecia

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GENOVA — «È evidente che non possiamo ignorare le indicazioni che arrivano da quell’area…». «Quell’area», come la chiamano gli inquirenti, è la fascia anarchica-insurrezionalista. E «le indicazioni» arrivano dai canali classici: Digos e del Ros. È toccato a loro in questi anni monitorare gli ambienti antagonisti genovesi e adesso — dopo l’attentato all’amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e alla luce della rivendicazione firmata dalla Federazione anarchica informale — le loro informazioni sui gruppi eversivi sono diventate punto di partenza dell’inchiesta.
Nelle carte dei pubblici ministeri Silvio Franz e Nicola Piacente c’è il riferimento all’indagine del collega Federico Manotti: un fascicolo per associazione a delinquere finalizzata alla sovversione contro una buona parte di trenta indagati, tutti dell’area anarco-insurrezionalista. Una mappa, in pratica, delle azioni dimostrative degli ultimi anni e dei personaggi che con quelle azioni potrebbero avere a che fare. Gli investigatori sono anche alle prese con i primi accertamenti che arrivano dal mare di Internet. Per esempio un documento di qualche settimana fa che sarebbe firmato dagli stessi «fratelli» arrestati in Grecia e citati nella rivendicazione dell’agguato ad Adinolfi. Contiene un dettaglio che gli inquirenti ritengono interessante: un riferimento generico ai manager come possibili obiettivi. Gli esperti del Ros lo stanno analizzando per capire se può essere il «via» dell’operazione Adinolfi. Sempre dalla Grecia arriva un documento, dalla «cellule di fuoco» in carcere. Sul sito Anarchaos si parla di «strutture clandestine e si elencano i gruppi, anche italiani, della rete: tra questi la brigata 20 luglio che ha già  firmato attentati e si riferisce alla data della morte di Carlo Giuliani».
Ancora più interessante per i magistrati, appunto, la «mappatura» della galassia anarchica che ha radici a Genova e contatti con gli antagonisti di tutt’Italia. Per disegnarla gli inquirenti risalgono al 9 dicembre 2002 con i due ordigni nei giardini della questura genovese. Dopo tre anni per quel doppio attacco viene indagato uno spagnolo dai mille contatti nel mondo degli anarco-insurrezionalisti e sarà  lui, con i suoi movimenti, a tracciare per primo i legami fra la Genova antagonista e l’Emilia, in particolare Bologna. Le indagini sullo spagnolo portano a un gruppo di persone che finiscono, fra il 2006 e il 2007, in una dettagliata informativa del Ros che poi non ha mai smesso di monitorare quel «circuito relazionale» del quale parla la prima relazione consegnata ai magistrati dopo l’attacco ad Adinolfi. Un circuito che tiene insieme i fili di una serie di attentati per i quali pero le responsabilità  sono sempre rimaste ipotetiche, non si è mai raccolto abbastanza per imbastire un processo, ma si è scavato a sufficienza per disporre oggi di una marea di informazioni-base preziosissime. Quelle vecchie indagini, ora nel fascicolo del pm Manotti, mettono assieme indicazioni sugli ordigni nei giardini della questura nel 2002, gli attacchi contro i Ris di Parma, nel 2004 e nel 2009 e contro la Bocconi di Milano (sempre nel 2009), le bombe scoppiate vicino al commissariato di polizia di Sturla nel 2004 con quelle destinate ai carabinieri di Voltri e Prà  nel 2005. 
La procura può contare anche sui molti rapporti della Digos. In uno di questi, nel 2009, gli investigatori descrivevano una saldatura fra neo brigatisti e l’area anarco-insurrezionalista. Un altro legame fra i genovesi e la Grecia lo conferma la procura di Bologna che ha chiuso l’indagine sul pacco bomba spedito dalla Grecia a Silvio Berlusconi il 2 novembre del 2010. Tra i sette destinatari dell’avviso di fine indagine ci sono quattro anarchici greci i cui nomi sono citati nella rivendicazione per l’attentato al manager dell’Ansaldo.


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