La primavera digitale è già  qui. Carta al tracollo?

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Fermata dopo fermata, l’occhio sorvola distratto sul poster del Salone, un fiore che allude al tema di quest’anno, «Primavera digitale», in modo un po’ criptico (i petali colorati sono in realtà  impronte – appunto – digitali) e viene invece catturato dai manifesti del Kindle: l’oggetto è nudo, fotografato su fondo bianco e accompagnato da uno slogan, «Fatto per leggere», tanto semplice da sfiorare la banalità , e soprattutto da due cifre: 99 e 129 – vale a dire gli euro con cui si può comprare nelle due versioni, di base e Touch, l’e-book reader di Amazon. Nessun fronzolo, nessun ammiccamento. Solo il piacere della lettura e (soprattutto) un prezzo accessibile anche adesso, in tempi di crisi nera.
Riuscirà , la società  fondata da Jeff Bezos, a sedurre i lettori impoveriti? E questa del 2012 si confermerà  davvero la «primavera digitale» attesa invano da anni in Italia? Al Lingotto gli editori (di carta) commentano scettici i dati che dimostrerebbero il balzo in avanti tante volte rimandato. Una ricerca condotta dagli osservatori del Politecnico di Milano, per esempio, registra negli ultimi due anni una crescita esponenziale: nel 2010 un aumento, per il mercato degli ebook, del 36%; percentuale cresciuta, nel 2011, addirittura di venti volte (+ 740%). Il problema, sostengono i diffidenti, è che mancano solidi dati di vendita ad avvalorare i dati: «Basta che un ebook venga scaricato un centinaio di volte per arrivare in cima alla classifica, segno che si tratta di un fenomeno ancora marginale».
Su un punto, però, tutti sembrano d’accordo: le vendite dei libri di carta hanno subito un tracollo. Persino i comunicati dell’Associazione Italiana Editori, di solito ottimisti a oltranza, hanno il tono di un bollettino di guerra dopo una disfatta: «Chiude in negativo il 2011, peggiora nel 2012: meno 3,5% alla fine dell’anno scorso, meno 11,8% al 31 marzo 2012». Tanto che il presidente dell’Aie, Marco Polillo, cerca soccorso: «Il mondo politico – dice – deve ricordarsi del libro». Il che suona, oggi, piuttosto improbabile. 
Eppure, anche in questo panorama desolato, piccoli segnali dimostrano che alcuni editori non solo sopravvivono alla crisi, ma addirittura crescono. Come il trasloco in un appartamento più grande denota la maggiore ricchezza di una famiglia, così al Salone la posizione e l’ampiezza dello stand rivelano molto. E dunque ecco la «piccola» Tunué, sigla di Latina specializzata in fumetti, accedere al «corridoio» più ambito del padiglione centrale del Lingotto. I responsabili confermano, gongolando. L’aumento è stato del 30%, effetto di una felice miscela di ingredienti: una migliore distribuzione, una politica attenta ai rapporti tra carta e digitale e – ovviamente – un amore sempre più diffuso per le «strisce». Non è un caso isolato: mentre si prevedono ottimi risultati per la app di Camilleri lanciata fino a lunedì gratis da Sellerio, sigle assai diverse fra loro come Emons (audiolibri) o Mimesis (editoria universitaria) registrano aumenti imprevedibili. Sono, forse, risvegli di primavera – digitale e no.


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