Tutti i peccati di Juan Carlos

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Mai nella storia del giornalismo spagnolo si era nominata e men che mai fotografata una delle numerosissime amanti del re. “Millecinquecento” riferisce una fonte di corte alla biografa (non autorizzata) della regina Sofia, Pilar Eyre. Non così tante, ma tante. Un centinaio censite. L’unica volta che in passato si era andati vicino a strappare il velo dell’ipocrisia di cui è tessuta la favola della famiglia reale spagnola fu quando Juan Carlos non andò alla festa di compleanno di suo padre Juan de Borbon, il re senza regno, il re esiliato da Franco in Portogallo. Sarebbe stato l’ultimo compleanno di Don Juan, e Sofia andò sola. Juan Carlos era in Svizzera. «Al capezzale della sua amica, una decoratrice di Mallorca», scrissero un settimanale francese e l’italiano Oggi. El Mundo riprese con circospezione e vaghezza la notizia. Juan Carlos chiamò Gianni Agnelli, suo grande amico, chiedendo che fossero licenziati il direttore e il giornalista del periodico italiano. L’Avvocato gli spiegò che per così poco, suvvia, e poi chi poteva dolersi delle galanterie di un re, andiamo. Oggi della decoratrice di Mallorca, un amore durato 18 anni, si conosce il nome – Marta Gayà  – e si pubblicano le foto. L’elenco, sui siti internet e nei settimanali rosa, prende forma e sostituisce i dati anagrafici alle pudiche perifrasi. La decoratrice mallorchina è Marta, la “famosa cantante” Sara Montiel, la “sexy soubrette” Barbara Rey, la “giovane linguista” Julia Steinbusch, 25 anni, traduttrice e indiretta responsabile dell’ultimo lifting del re in ansia da prestazione nonché della poco regale circostanza che Juan Carlos porti al polso braccialettini di cuoio da lei donati. La “bella Paloma” diventa Paloma de San Basilio a cui si aggiungono Tita Cervera e Maria Kostky, le due sorelle Diana e Isabel, figlie del conte di Parigi, la segretaria Carmen Diez de Rivera, Chantal de Quay ed alcune ancora senza nome tra cui un paio di italiane: la famosissima star tv con caschetto biondo che ha concluso la sua carriera in Spagna, l’ex modella poi sposata a un diplomatico iberico. E d’altra parte Juan Carlos, che è nato a Roma, per le italiane ha sempre avuto una speciale passione. Con Maria Gabriella di Savoia detta Ella, la fidanzata che Franco non volle fosse sua moglie, ha avuto una lunga relazione da cui si dice sia nata ad Algeri una bambina concepita nella leggendaria crociera sull’Agamennone: una vacanza organizzata dalla madre di Sofia, la tedesca Federica nipote del Kaiser Guglielmo, alla quale parteciparono tutti i reali d’Europa come in un’Arca di Noè della monarchia. Maria Jose de la Ruelle, questo il nome della creatura, nel 2001 ha chiesto e non ottenuto di essere riconosciuta. Anche Olghina de Robilant, di quattro anni più grande del Re, ha raccontato di come condividesse la passione per Juan Carlos con quella per Bobby Solo lasciando intendere che sua figlia Paola di Robilant, oggi ultracinquantenne, potrebbe, chissà , essere di sangue reale. Ma Olghina ed Ella di Savoia erano amori giovanili, relazioni che hanno preceduto il matrimonio con Sofia di Grecia. Quella con Diana d’Inghilterra, invece, è una storia che sarebbe nata a Mallorca fra il 1986 e il 1987 come testimonia la biografa dei Winsor Kitty Kelley e come Pilar Eyre, ne La solitudine della Regina, conferma. Il tomo di 530 pagine dedicato alla sofferenza di Sofia, da poco uscito in libreria, segue di quattro anni l’opera di Jaime Penafield, Juan Carlos e Sofia, ritratto di un matrimonio che già  affrontava in chiaro il tema dell’infedeltà  compulsiva del Re. Lunedì prossimo, il 14 del mese, non ci sarà  nessuna celebrazione delle nozze d’oro di Juan Carlos e Sofia, ha appena comunicato la Corona. Non c’è proprio niente da festeggiare.
E così è sulle donne, di nuovo, che divampa lo scandalo. Che si rompe il patto del silenzio e si incrina il mito della monarchia spagnola. «Un momento disfunzionale», titolano persino i giornali monarchici, il conservatore Abc si domanda se non sia il caso che Juan Carlos abdichi in favore di Felipe, 44 anni, il dibattito infiamma al Mundo e il quotidiano da sempre vicino al partito socialista, El Pais. Sulle donne e non sugli scandali economici, che pure da mesi tengono banco. Il re sapeva dei traffici illeciti di suo genero Ià±aki Urdangarin, marito dell’infanta Cristina, sotto processo per appropriazione indebita di 15 milioni di euro di denaro pubblico attraverso una ong? Nelle carte dell’accusa ci sono tre mail in cui il genero vanta l’appoggio del suocero Juan Carlos. Il re sapeva che il suo amministratore e assistente personale Manuel Prado aveva ricevuto 100 milioni di dollari dalla Kio, multinazionale del Kuwait, circostanza per cui è stato condannato? E sapeva, il re, delle decine di casi di corruzione che hanno coinvolto la sua strettissima corte, tutti passati in tribunale e quasi tutti chiusi con condanna degli imputati?
In tempi di vacche grasse si poteva forse anche parlare di fiducia tradita ma oggi, ora che la Spagna scivola verso il collasso economico, è ancora tollerabile che la Corona sia esente dall’obbligo di pubblicare il bilancio della Casa Reale? L’appannaggio della famiglia Borbone è di 8,4 milioni di euro annui più spese di sicurezza, viaggi all’estero, parco auto (il re possiede 71 macchine) e dei costi di personale che si suddividono tra vari ministeri. Si può ancora sopportare – si chiedono i più giovani editorialisti – che sia esclusa dalla Legge di Trasparenza che controlla le spese delle istituzioni pubbliche e impedisce, per esempio, di accettare regali che non siano di cortesia? E così torniamo al safari in Botswana, organizzato da Corinna. La caccia all’elefante è stata offerta dal faccendiere siriano Mohamed Eyad Kayali, vicino alla famiglia reale saudita. 35 mila euro pro capite si possono considerare una cortesia? Questo per non dire qualcos’altro che mai nessuno ricorda: Juan Carlos da ragazzo uccise in un incidente domestico con un’arma da fuoco suo fratello Alfonsino, 14 anni. La sua passione per la caccia (nel 2006 fu aperta un’inchiesta a Mosca perché aveva ammazzato un orso in Vologda) ha un’eco lugubre e risulta quanto meno inopportuna.
Il re è malato, è stato operato di un tumore al polmone. Benigno, hanno detto. Poi quattro nuovi interventi in un anno, 2011, difficile credere che siano tutte infiammazioni al tendine d’Achille o sciatalgie come recitano i comunicati. È pronto Felipe per la successione al trono, ammesso che il trono resista al “safari che ha fatto tremare la Spagna”? La sinistra repubblicana chiede che si apra la discussione sull’opportunità  di tornare alla Repubblica. I siti on line dei grandi quotidiani danno il via ai sondaggi. La maggior parte degli spagnoli, dicono i risultati, ha “perdonato” il Re. Ha gradito il suo discorso tv di scuse: «Mi dispiace molto, ho sbagliato e non succederà  più». Le scuse pubbliche del Re sono un fatto storico, un “cambio di passo”. Anche questa volta, come nel discorso televisivo dell’81, hanno contato le parole. Sono undici, in castigliano. Undici parole che chiudono un’epoca contro le quindici che l’avevano aperta. Comunque qualcosa di meno, trent’anni dopo.


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