Manolis Glezos: «Il voto greco è un buon esempio per tutti»

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ATENE – Manolis Glezos, il giovanotto greco di novant’anni che affrontava con i suoi capelli bianchi i celerini sulle gradinate del parlamento greco, è contento di vedere il successo della sinistra in Grecia, dopo quasi tre anni di dure lotte contro le politiche neoliberali. Glezos non è solo il simbolo dell’antifascismo europeo dalla notte del 30 maggio del 1941, quando insieme ad Apostolos Santas buttano via la bandiera nazista dalla Acropolis di Atene. Oggi è il simbolo anche delle nuove generazioni dei greci che lottano contro i Memorandum e la troika. Per due volte la polizia di Papandreou e di Papadimos gli ha spruzzato contro i gas asfissianti durante le manifestazioni fuori dal parlamento, di fronte alla piazza Syntagma. La seconda era insieme al famoso compositore di sinistra e compagno di tante lotte, Mikis Theodorakis. Nella sua ricca vita, Glezos ha avuto 28 condanne, tre delle quali a morte. Charles De Gaulle lo ha chiamato «primo partigiano d’Europa». Ha trascorso quasi undici anni e mezzo in carcere e quattro anni e mezzo al confino. L’immunità  parlamentare gliene ha risparmiato tanti altri.
Sembra che non ci sarà  un governo delle sinistre in Grecia …
I numeri nel parlamento non ci sono. Però mi piace vedere un dirigente della sinistra che riceve il mandato per formare un governo. E in che condizioni! Quelli che hanno firmato i Memorandum per la distruzione del paese cercano già  di spaventare la gente dicendo che ci sarà  una vittoria delle sinistre se facciamo elezioni a breve. 
Come legge i risultati elettorali?
Il popolo greco con il voto di domenica ha aperto una nuova pagina nella nostra storia. Mi sembra un buon esempio anche per gli altri popoli dell’Europa e del mondo. Specialmente per quelli che soffrono la barbarie neoliberista. Presto sarà  dimostrato che, con il suo voto, il popolo greco ha preso nelle sue mani il destino del paese e che è pronto a determinare il suo futuro. La sinistra finalmente è uscita dall’angolo. È la sinistra delle piazze e delle fabbriche, la sinistra dei movimenti contro i licenziamenti e le tasse ingiuste, la sinistra dei quartieri. I cittadini hanno condannato e sconfitto le politiche dei Memorandum. Il bipartitismo è crollato. La Nuova Democrazia non controlla i conservatori. L’ingresso dei neonazi nel parlamento rappresenta una grande sfida democratica. Syriza è diventato il più grande partito delle sinistra.
Come vede Syriza, l’alleanza di sinistra?
Syriza è il grande vincitore delle elezioni, perché ha mostrato che esiste una prospettiva per la costruzione di una politica sociale di sinistra in Europa. Ha mostrato che la sinistra non è brava solo a denunciare. Syriza ha investito nella costruzione europea anche con la difesa dei diritti dei lavoratori. La gente si è resa conto che la sopravvivenza della nostra società  non passa attraverso la sottomissione a questo neoliberismo finanziario, che non passa attraverso l’isolamento e la chiusura nel nostro piccolo mondo. Syriza è il futuro della sinistra e del paese. A una sola condizione: di restare nelle piazze e nei luoghi di lavoro. Di lottare. Syriza deve mantenere il suo obiettivo di stare nella società  e nei suoi problemi, di difendere la gente dalle politiche dei Memorandum. Le forze ferite del bipartitismo, la destra, i finanzieri e i poteri economici cercheranno di reagire per capovolgere la situazione. L’unica cosa certa è che ci aspettano dure lotte. Però oggi siamo più forti e più sicuri per affrontarli. Siamo contenti dei risultati elettorali. Nessuno però ha potuto festeggiare. Abbiamo un obbligo morale di fronte a un milione e mezzo di disoccupati e di fronte alla gente che soffre. Syriza e la sinistra devono dimostrare che hanno un’etica molto diversa. Dobbiamo continuare a lavorare per l’unità  delle sinistre. E i nostri avversari non sono né la Sinistra Democratica né il Kke.


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