MA LA RECHERCHE DI PROUST RISCHIA DI ESSERE UN TWEET

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Il solo esempio di effetto diretto riguarda la letteratura straniera: la speranza che un titolo possa diventare un film o una serie televisiva hollywoodiana porta ad inondare gli scaffali delle librerie francesi di romanzi inglesi e americani palesemente mediocri: non c’è confronto con il livello stilistico e narrativo richiesto invece a un romanzo tradotto dall’italiano, dal finlandese o dal coreano. Ma gli effetti più insidiosi della globalizzazione riguardano la concezione stessa dell’oggetto libro e la sua commercializzazione. Anziché sostenere il libro nella sua specificità , che è quella del tempo lungo della formazione del pensiero nell’universo della «lettura comprensiva», la globalizzazione ha accelerato i tempi di rotazione del prodotto libro, ha ridotto l’opera a un contenuto fra tanti, destinato alle «tecnologie dell’istantaneo». 
Ciò ha avuto due importanti conseguenze: primo l’adattamento del testo, se non vi opponiamo resistenza, ai formati delle nuove tecnologie, che gli sono totalmente estranee. Così, La recherche potrebbe diventare un tweet di Proust: «Questa sera sono andato a letto tardi». Il libro ha una particolarità : la distanza, il tempo lento della riflessione. Le nuove tecnologie dovrebbero essere mezzi al suo servizio e non fini in sé. Cedere su questo significa accettare che la comunicazione accelerata rimpiazzi l’informazione matura, necessaria alla coscienza civile; seconda conseguenza è l’applicazione al testo dei procedimenti tipici della circolazione commerciale dei beni effimeri: i metodi di commercializzazione americani comportano un attacco al libro attraverso il meccanismo della distribuzione. Il modello è quello della produzione di massa: taglio dei prezzi, sconti e offerte, monopolio delle catene di vendita, abbandono brutale di qualunque prodotto se non circola abbastanza velocemente. Applicata al libro, la globalizzazione è violazione del diritto morale degli autori sulle opere, mancato rispetto del diritto d’autore (Google), sconto sui file digitali o sui libri da parte di distributori che non sono librerie e non si arrischiano a far scoprire titoli non formattati per l’universo dell’intrattenimento tv (Amazon) – tutto questo, in un paese come la Francia che ha una legge sul prezzo fisso, indebolisce il lavoro che una casa editrice può fare insieme alle librerie di qualità  per equilibrare novità  e catalogo, bestseller che durano un giorno e libri che invece esigono un tempo di vendita più lungo.
Tocca a noi europei di continuare a lavorare per far girare il pensiero al suo ritmo proprio e non a quello di una bevanda gassata; prendere ciò che c’è di buono nella cultura anglosassone e convincere gli americani ad aprirsi al pensiero non-americano. Soprattutto non bisogna dimenticare che pubblicare un libro di un autore significa operare una doppia traduzione: nella nostra lingua, ma anche tradurre il contesto d’origine di un’opera nel nostro contesto intellettuale. Ciò si chiama ricevere, momento sublime di cortesia. E si riceve sempre in piedi, mai sdraiati.
(L’autore è direttore della saggistica Gallimard)


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