Ecco il Quinto stato «Indipendenti» contro la riforma

Loading

Li usano come bancomat, e infatti nel Ddl in commissione al Senato, vogliono alzare l’aliquota previdenziale di 6 punti entro il 2018, senza dare a 1,350 milioni di autonomi iscritti alla gestione separata Inps (in attivo di 9 miliardi da 17 anni) la minima speranza in una pensione dignitosa. Ieri alla città  dell’Altra Economia di Roma è andato in scena l’impensabile, almeno per la retorica dominante. Erano in almeno 300, da tutto il paese, i rappresentanti dei 29 soggetti (dal Teatro Valle e il movimenti dei teatri occupati a Acta, dagli Archeologi dell’Ana e i grafici di Aiap ai giornalisti di Errori di Stampa ai lavoratori dell’arte che ieri hanno occupato a Milano la torre Galfa) che hanno promosso l’appello del Quinto Stato, e i 90 tra movimenti e associazioni che lo hanno sottoscritto e rilanciato in rete nelle ultime ore. Le idee sul ddl Fornero sono chiare: non fa nulla per affrontare la condizione di precariato di oltre 4 milioni di persone e bara sull’Aspi, l’assicurazione sociale che sarà  inaccessibile per 9 precari su 10. Per questo bisogna ridurre l’aliquota dal dal 27% al 24% e istituire il diritto di rivalsa obbligatorio a carico del committente all’8 o al 9% (attualmente è al 4%). All’interno di questa redistribuzione si potrebbe spostare una percentuale dalla previdenza al welfare (reddito, malattia e maternità ). Ma quella del Quinto Stato vuole essere anche una piattaforma che promuove un progetto e risponde alle necessità  vitali dei movimenti che, da almeno 5 anni, attraversano il lavoro della cultura e della conoscenza. Negli oltre 50 interventi dell’assemblea di ieri, è stato confermato il desiderio di «andare oltre le singole categorie», quelle del lavoro autonomo e precarizzato, e di comporre nei mesi che verranno una «coalizione sociale» che permetta la tutela delle persone nei rapporti di lavoro, ma soprattutto i loro diritti nella società . L’approccio di questa coalizione è pragmatico e, allo stesso tempo, radicale: da un lato vuole smontare la retorica della riforma del «mercato» del lavoro e, dall’altro lato, vuole proteggere dalle vessazioni sociali in cui vivono i «lavoratori indipendenti». Era forse questa la sensibilità  generale, e inedita, che ieri accomunava i centri sociali agli intermittenti dello spettacolo, dall’Arci fino a parti della Cgil (Fiom, Flc e Consulta professioni). L’obiettivo del Quinto Stato è estendere le tutele ai lavoratori indipendenti, le stesse per cui si battono i settori del lavoro tradizionale.


Related Articles

FUGA DALL’ITALIA

Loading

«Fiat terra mare cielo», recitava una vecchia pubblicità  della multinazionale torinese ai tempi in cui da casa Agnelli usciva di tutto, dalle littorine agli aerei, dagli autobus ai cioccolatini. Più che una pubblicità  della Fiat era una pubblicità  dell’Italia. Le cose sono profondamente cambiate da quando i treni sono finiti in mano francese, gli aerei al fondo americano Carlyle, quello dei Bush, gli autobus vengono costruiti in Francia e in Cechia e gran parte delle automobili negli Stati uniti, in Polonia, in Serbia, in Turchia.

Passera tratta al ministero ma non dà  risposte E la polizia carica a Roma i 350 operai sardi

Loading

La fabbrica di Portovesme è in cerca di acquirenti. Resta il nodo dell’alto costo dell’energia. Camusso (Cgil): «Il governo deve risolvere»

A lezione di politica dalla Fiom

Loading

Viviamo in un paese in cui il capo del governo viene scelto dalla troika europea, incoronato dal presidente della repubblica e sostenuto da un arco di forze che occupano l’85% del parlamento. Alla prima verifica popolare, le elezioni in molte città  italiane, i partiti governativi prendono una sberla senza precedenti e persino chi «vince» perde voti.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment