PIà™ LABOUR MENO ELETTORI
Si votava per rieleggere 181 consigli comunali in Gran Bretagna, in palio circa 5.000 seggi. Scriviamo con i conteggi ancora in corso (soprattutto per l’agglomerazione della grande Londra), ma su 100 comuni scrutinati, i laburisti hanno guadagnato 474 consiglieri, mentre i Tories e Libdem hanno perso 277 e 134 seggi rispettivamente. Le proiezioni totali portano a più di 700 i seggi guadagnati dai Laburisti (700 come la soglia fissata per parlare di vittoria). In totale, le perdite Tory ammonterebbero a 350 seggi e quelle Libdem a 200 circa. In percentuali, il Labour otterrebbe il 39 % dei voti, i Tories il 31, i Libdem 16%. Si può parlare di arretramento significativo della destra? Andiamoci cauti.
Bassissima l’affluenza alle urne, solo il 30%. Con un 70% di astensionisti, è difficile dedurre un trend attendibile. E successo del Partito euroscettico dell’indipendenza del Regno unito (Ukip): più del 13% dei voti, un record. Anche qui, non è oro tutto quello che brilla. I progressi dell’Ukip sono a spese dell’altra formazione di destra, il British Nationalist Party, che ha perso 9 dei 12 seggi.
L’avanzata degli euroscettici era più che preventivata, visti i travagli dell’euro, e quindi il senso di scampato pericolo con la beneamata sterlina. Ciononostante la destra del partito conservatore ne ha tratto una lettura stravagante dei risultati: ha chiesto al premier David Cameron di smetterla di fare concessioni ai Libdem (quali?) e di spostarsi più a destra per riguadagnare consensi. In pratica gli chiede di seguire la tattica che Nicolas Sarkozy usa in questi giorni in Francia senza successo.
Ma questi risultati non cambiano la risposta a tre domande politiche: 1) ne esce indebolita la coalizione di governo? La risposta continua a essere no, perché Cameron già vende questi risultati come l’esito inevitabile di ogni voto di metà mandato che sempre vede premiata l’opposizione. 2) riusciranno i Libdem di governo a strappare più concessioni dai conservatori? Di nuovo la risposta è no: il voto negativo rafforza la determinazione dei deputati Libdem a evitare a ogni costo le elezioni anticipate perché la maggior parte di loro sa che non sarà rieletta: sono quindi esposti al ricatto dei Tories che a ogni irrigidimento dei propri avversari minacciano di andare al voto. 3) rafforza questo voto la posizione di Ed Milliband in seno al partito laburista o lo lascia a bagnomaria, in balia di un tentativo di rovesciamento da parte del suo fratello-coltello, David Milliband? Ancora una volta la risposta è no, perché la vittoria laburista non è un’ondata di marea e perché la selvaggia macelleria sociale praticata da Cameron non ha ancora prodotto una vera inversione di tendenza.
Ma da quest’elezione escono anche segnali meno ovvi. Il primo riguarda la distribuzione geografica del voto. Storicamente in Gran Bretagna l’asse destra/sinistra è un asse sud/nord: il sud inglese, la grande Londra con tutte le sue città satelliti, è saldamente conservatore, mentre man mano che si sale verso le Midlands e poi verso lo Yorkshire e il Lancaster, la bilancia pende a favore di laburisti, infine la Scozia è totalmente di sinistra (c’è un solo deputato conservatore sui 78 che manda a Londra al parlamento nazionale). Ma mercoledì si è incrinata la roccaforte conservatrice dell’Inghilterra meridionale (tra l’altro i Tories hanno perso le città di Birmingham, Southampton, Plymouth, Reading, Norwich, Thurrock and Harlow). Questo vuol dire che la crisi sta cominciando a colpire anche chi finora ne era stato risparmiato e cioè che il il flusso di denaro che scorre dalla City comincia a diminuire.
Il secondo segnale riguarda la Scozia, dove erano in palio 1.200 dei 5.000 seggi: qui i laburisti hanno ottenuto due nette vittorie a Edinburgh e Glasgow: vuol dire che l’indipendentismo scozzese (Scottish National Party) sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva. Ma anche qui tutto resta da giocare.
Infine l’elezione londinese: continua essere favorito il sindaco uscente di destra Boris Johnson di fronte allo sfidante laburista Ken Livingston (già sindaco per tre mandati, uno al tempo della Thatcher), ma con un vantaggio molto minore del previsto. Ma anche nei consigli municipali dell’area londinese i laburisti sono in vantaggio.
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