«I capi omosessuali sono un problema educativo»

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Giusto essere etero, per chi non si adegua consigliabile il ricorso allo psicologo. Sono alcune delle linee guida dell’Agesci sull’omosessualità  e sono rivolte ai capi: «Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo». Dunque l’omosessualità  è «un problema». Si tratta di un seminario organizzato dalla rivista «Scout-Proposta educativa» nato come desiderio di apertura, ma dalle conclusioni infelici (www.agesci. org). Una platea di capi scout ha ascoltato i tre relatori: Padre Francesco Compagnoni, docente di teologia morale, Dario Contardo Seghi psicoterapeuta, Manuela Tomisich mediatrice familiare.
Per Compagnoni occorre distinguere tra chi fa coming out e chi no, e non bisogna mai smarrire, pur nella tolleranza che la società  vuole, il valore morale dei comportamenti, vale a dire: essere etero è morale, il resto no. Anche Seghi si sofferma sul coming out e pur tra mille sfumature conclude: un capo omosessuale affetto da protagonismo può sentire «di dover passare attraverso l’espressione pubblica del suo orientamento sessuale». Non è opportuno parlarne, «cosa diranno i genitori dei ragazzi che possono essere condizionati»? È bene «che un capo si fermi». I relatori mettono in guardia i ragazzi sul rapporto con ciò che si sente: una persona non è ciò che sente. Aprendo così la strada alla repressione delle sessualità  di gay e lesbiche. Ma non tutti i giovani obbediscono: «Dopo 17 anni di scoutismo, quando stavano per promuovermi a capo dei ragazzi dai 17 ai 21 anni mi è stato detto che dovevo tacere il mio amore per una coetanea altrimenti avrei confuso i giovani. Non ho accettato compromessi», dichiara M. di Milano.
Gli esperti sottolineano in rosso le teorie del «gender», vale a dire le teorie che riflettono sulla costruzione culturale dei generi sulla cui base è possibile in Italia per legge il cambiamento di sesso. Quelle che stabiliscono tramite il concetto di «identità  di genere» l’eventualità  che ci si senta di appartenere a un genere diverso da quello suggerito dal sesso alla nascita. Sotto accusa in questo caso è la transessualità .
Anche il consigliato ricorso allo psicoterapeuta per un ragazzo omosessuale è vecchio e dannoso. Non si fa fatica a riconoscere l’invito a sottoporsi a terapie riparative per reprimere i propri impulsi, terapie pericolose, vane e produttrici di infelicità  (un’ analisi critica in “Curare i gay?” di Paolo Rigliano e altri ed. Cortina). Immediate le reazioni della comunità  gay: «La natura, l’identità  e la dignità  delle persone viene piegata da Agesci ad un approccio parziale e inevitabilmente ideologico», dichiara Paolo Patanè, presidente di Arcigay che propone ad Agesci un confronto pubblico. A stretto giro la risposta dell’Associazione scout cattolica: «Con il seminario l’Associazione ha voluto avviare una riflessione sul tema dell’omosessualità . Non abbiamo risposte preconfezionate».


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