LA CURA DELLA BCE BELLA E INEFFICACE
Le banche, che entro la fine del 2012 devono raccogliere circa 1900 miliardi, hanno ottenuto della liquidità per acquistare titoli di Stato, ripagare altri prestiti più cari, depositare quella in eccesso presso la Bce e ricostituire discretamente il capitale di riserva grazie ai profitti generati dal differenziale tra il costo dei prestiti Bce e i rendimenti dei titoli sovrani.
Le Ltro si sono rivelate una strada intelligente, che ha monetizzato il debito senza infrangere alcuna clausola. Il termine di tre anni fissato per la disponibilità delle Ltro poggia sull’assunto che in questo lasso di tempo le condizioni si normalizzeranno: e se ciò non accadesse? Un primo rischio è legato all’espansione del bilancio della Bce, circa 3000 miliardi, ovvero una leva di 38. Secondo rischio: combinando un rigore onnicomprensivo con politiche tese a ridurre il debito del settore privato, si ottiene come unico risultato, vedasi la Spagna, una recessione e quindi una espansione e non una contrazione del debito. In ultima istanza, per ridurlo, molti Paesi potrebbero dover ricorrere a una ristrutturazione del debito.
Con lo strumento Ltro non si affrontano i problemi di fondo, come la solvibilità ; o il livello dell’indebitamento dei Paesi critici, che sono finanziati solo nel breve termine; o quelli delle banche che continuano a dipendere dalle Banche centrali; non si incrementa la disponibilità di credito, perché le banche utilizzano la liquidità per fare a meno dei mercati volatili e per ripagare dei debiti. Ma quando nel corso dell’anno altri andranno in scadenza, le stesse banche saranno forse costrette a vendere le obbligazioni acquistate grazie alle Ltro. Se il mercato non si normalizzerà e le banche non avranno accesso ai canali di finanziamento normali, la pressione sul finanziamento obbligazionario e sul relativo costo si intensificherà .
Le banche europee sono già molto esposte al debito sovrano, con una aggiunta stimata nel caso di Spagna e Italia di rispettivamente 90 e 50 miliardi grazie all’incoraggiamento delle Ltro (con l’aumento dei tassi di interesse i compratori registrano ora delle cospicue perdite). L’euforia iniziale si affievolita e con il riemergere delle preoccupazioni, sono saliti i tassi di interesse: al livello chiave del 6% per Spagna e Italia. La riluttanza a rimpolpare i circa 500 miliardi del Fondo salva-Stati (rispetto ai 1000 miliardi indicati dall’Fmi) indica che le opzioni politiche disponibili sono sempre meno.
La crisi del debito non è superata. Restano irrisolti problemi fondamentali: l’indebitamento degli Stati, gli squilibri commerciali, il settore bancario, le riforme strutturali e la crescita. Escludendo la medicina tedesca, l’austerità che cura o uccide il paziente, l’Europa sta esaurendo le idee e il tempo a disposizione. Con l’economia reale in stallo, ad agire sarà la Bce con un’ulteriore riduzione del tasso d’interesse che lo porti quasi a zero, e altre misure pro-liquidità , forse un alleggerimento quantitativo. I risultati però non sono garantiti. I cittadini europei vorrebbero ritornare a “quando ci credevamo ricchi”, ma le politiche e l’agire confluiscono verso un procrastinamento dei problemi piuttosto che verso una loro soluzione.
Autore di “Extreme Money: The Masters of the Universe and the Cult of Risk” (Traduzione di Guiomar Parada)
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