Juncker contro Berlino e Parigi Quella Strana Stanchezza in Ritardo

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Il mandato di Juncker è previsto in scadenza nei prossimi mesi. Ma il presidente avrebbe potuto andarsene senza agitare le acque, come tutti si attendevano. Eccolo invece che da Amburgo spara a zero sulle «interferenze franco-tedesche nella gestione della crisi dei debiti», eccolo che lamenta la mancanza di coordinamento oggi come alla vigilia di Maastricht (colpevoli Germania e Olanda), eccolo dichiararsi «stanco» e non più disposto a mandar giù. 
Che il Merkozy abbia interferito, anzi che abbia fatto a lungo il bello e il cattivo tempo nella crisi di Eurolandia, è cosa arcinota. Ma non risulta che Juncker, pur titolare di una posizione-chiave, abbia sbattuto la porta quando il suo gesto avrebbe avuto ben altro peso. Per dirne una, Juncker è favorevole agli «eurobond», ma quando Berlino ha detto no lui ha incassato. E poi, chi raccomanda Juncker come suo successore? Il ministro delle Finanze tedesco Scheuble. Scelta che parrebbe poco coerente con la «stanchezza» espressa. Forse Juncker è stato semplicemente colpito dalla sindrome del pre-pensionato, o ha messo nel mirino qualche altro incarico. Quel che più conta comunque è che l’epoca del Merkozy sia oggi in fase di superamento, per la probabile elezione di Hollande alla presidenza francese ma anche nell’ipotesi che a spuntarla fosse Sarkozy. Tutti, anche Berlino, si sono ormai resi conto che il rigore non basta, e che può anzi far danni se non viene affiancato dalla crescita. Sono cambiati gli equilibri nella Ue, con una nuova centralità  dell’Italia di Monti che non è impegnata a «sostituire la Francia», come è stato scritto, bensì a gettare un inedito ponte triangolare tra i bisogni italiani, le convinzioni di Hollande e quelle di Angela Merkel. Dal successo dell’operazione e dal varo di un coraggioso piano per la crescita dipendono il futuro dell’euro e quello dell’Europa. Sarebbe stato preferibile che Juncker ci parlasse di questo.


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