Dalla spending review un miliardo per le imprese
Scongiurare l’aumento dell’Iva e blindare il pareggio di bilancio previsto per il 2013. Ma se si riuscirà , e se il Consiglio dei ministri arriverà a questa determinazione oggi, anche dare un segnale alle imprese con un alleggerimento fiscale. Il tutto per circa 5 miliardi di cui 3-4 serviranno per disinnescare l’aumento dell’Iva al 23% che scatterà per legge da ottobre e forse un miliardo da destinare al rilancio dell’economia dando uno stimolo al sistema delle aziende ormai allo stremo.
L’INDICE CI BOCCIA
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ha lavorato fino all’ultimo momento a quelli che ha battezzato “Elementi per una revisione della spesa pubblica”, in pratica la spending review che significa revisione sistematica della spesa. Oggi Giarda illustrerà il Rapporto in Consiglio dei ministri: non un semplice intervento per quest’anno, ma un‘azione profonda per impedire allo Stato di spendere male e in modo poco efficiente. Secondo il “Public sector performance”, l’indice che ci dice come spendiamo i soldi pubblici, l’Italia è sotto la media europea: totalizziamo 0,83 mentre l’Europa si trova a quota 0,93; la Germania a 0,96 e la Francia a 0,93. La Grecia fa peggio di noi: l’efficienza della sua spesa pubblica è solo a quota 0,78.
Il Rapporto dovrebbe trasformarsi in un provvedimento di legge, con tutta probabilità un decreto, entro il mese di maggio, al massimo ai primi di giugno. A guidare l’operazione Giarda, affiancato dal viceministro dell’Economia Grilli e dal ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. Da oggi si insedia anche un comitato operativo, una task force, che collaborerà con i ministri e che sarà composto da cinque-sei tecnici di nome.
SALVA LA SANITA’
Cinque i ministeri passati al setaccio da Giarda: Interni, Giustizia, Difesa, Istruzione ed Esteri. Si tratta infatti della spesa pubblica centrale: restano fuori la Sanità , il pubblico impiego e gli enti locali. Ma il terreno di caccia agli sprechi rimasto non è poco. Duplicazioni e sovrapposizioni sovraccaricano la macchina dello Stato e rendono urgente un intervento. Dalle prefetture alle caserme, dai tribunali agli uffici Inps, Inail e dell’Ispettorato del lavoro. In prima linea c’è la Difesa: con gli Interni condivide le forze che gestiscono l’ordine pubblico: da una parte i Carabinieri, dall’altra la Polizia. Le sovrapposizioni ci sono: l’Arma, ad esempio, ha 5.000 presidi in tutto il territorio che spesso si intrecciano con strutture della Polizia. Ma difesa significa anche Esercito: il piano del ministro Di Paola già prevede di ridurre gli effettivi da 180 mila a 150 mila entro il 2024. Resta aperto il problema di come sistemare i 30 mila marescialli dell’esercito in esubero.
Anche la Giustizia è nel mirino. Si va dalla razionalizzazione del personale di sorveglianza nelle carceri, fino al nodo dei Tribunali. In Italia si contano 165 Tribunali e Procure e, soprattutto, 220 sezioni distaccate dei Tribunali, spesso in piccoli centri, che sono oggetto di razionalizzazione. Occhio vigile anche sugli 848 giudici di pace.
TROPPI DIRIGENTI
Il pubblico impiego non è al centro della spending review ma della partita della spesa efficiente fanno parte anche i vertici della Pubblica amministrazione. La quota dei dirigenti sui funzionari è alta: nelle sedi centrali dei ministeri ci sono 14,9 dirigenti per cento funzionari, contro 1,3 su cento nelle sedi periferiche. Anche Inps, Inail e Ispettorati del lavoro potrebbero subire accorpamenti negli uffici decentrati.
Aperto anche il problema delle Prefetture: in Italia sono 103, circa una per ogni provincia. Indipendentemente dagli abitanti o dall’attività il numero di dipendenti, funzionari e strutture è uguale in un grande centro del Nord o in un piccolo capoluogo del Sud. L’obiettivo è accorpare e mantenere una prefettura su un bacino minimo di 350 mila abitanti. Occhi puntati anche sulla scuola: la maggior parte delle spese è per il personale, ma serve un miliardo per l’acquisto di beni e servizi. E qui si può intervenire realizzando risparmi per circa il 15% attraverso l’intervento della Consip.
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