LA CARTA DELLA SINISTRA

Loading

Naturalmente siamo qui grazie a voi che ci leggete e sostenete in questo passaggio inedito e pericoloso della liquidazione amministrativa. Non era affatto scontato.
Abbiamo creduto nel bene comune del manifesto mentre intorno a noi, nella stampa di sinistra si è fatto il deserto (hanno chiuso il Riformista, Liberazione, Terra), sotto i colpi di una crisi dell’editoria che non si ferma, divora copie, pubblicità , posti di lavoro, in uno scenario globale di crescente concentrazione degli spazi di informazione. Il manifesto è in edicola con qualche copia in più che non basta perché dopo l’emozionante campagna di sostegno ci aspetta ora un’estate bestiale e la nostra barca mantiene a stento la linea di galleggiamento. Purtroppo il parziale rifinanziamento della legge sull’editoria non cambia la nostra condizione, quei fondi li useranno i liquidatori per alleviare il passivo dell’impresa, ma non serviranno a noi per far uscire il giornale. Dobbiamo trovare idee e mezzi per respirare e, intanto, affrontare innanzitutto due questioni.
La prima è come uscire vivi dalla liquidazione amministrativa. Nel migliore dei casi arriveremo in fondo ai diciotto mesi di esercizio provvisorio, nel peggiore già  a settembre, potremmo essere in fallimento e chiudere. In ogni caso questo percorso a ostacoli si concluderà  probabilmente con la vendita della testata. La liquidazione offre questa possibilità : mettere in pareggio il bilancio corrente, organizzare il pagamento dei debiti pregressi e poi liquidare, vendere. Dunque il primo obiettivo, il più immediato e importante, è tenere i conti di esercizio in equilibrio (copie in edicola, abbonamenti, iniziative esterne) e mentre la macchina quotidiana continuerà  (si spera) a funzionare, capire come organizzare un editore-manifesto in grado di comprare la testata e così finalmente approdare a un nuovo inizio.
Se riusciremo a resistere nei prossimi mesi, la seconda questione che ci tallona è tutta politica. Come attrezzare il giornale per renderlo utile al cambiamento del paese, come lavorare alla costruzione di una sinistra forte perché unita, unita perché popolare, pur dentro una crisi che alza le vele al populismo di destra. Sapendo che la sinistra può tornare a rappresentare una parte larga della società  italiana, e anche avere l’ambizione di governarla, solo invertendo la rotta d’Europa. 
Giusto il 28 aprile di un anno fa, festeggiando il quarantesimo compleanno, il giornale offriva un campo nuovo raddoppiando lo spazio per lettere e opinioni, la nostra community. Volevamo una discussione libera, polemica, critica, che scavasse in profondità , rinnovando gli strumenti di analisi, allargando il linguaggio della politica, riscoprendone la complessità  contro la semplificazione. Ne è nato un dibattito quotidiano che scartava dall’altalena dello spread, molto concentrato sulle questioni del lavoro, dell’economia e sul nuovo paradigma teorico-politico dei beni comuni. Tanto che non si può parlare solo di una coincidenza se oggi, a Firenze, si svolgerà  un’assemblea nazionale per un soggetto politico nuovo, concepito anche dalla discussione di un eterogeneo gruppo di intellettuali assidui delle nostre pagine.
Infine. Un giornale come il manifesto ha senso se rinnova la radice di una storia antica dentro i nuovi movimenti (come fu all’inizio il rapporto tra i dirigenti radiati dal Pci e la generazione del ’68). Avrà  futuro se, anche oggi, continuerà  a mettere in forma un pensiero eretico, energetico, non lamentoso, di nuovo orgoglioso di un sé mobile e plurale.


Related Articles

Napolitano preme ancora sui partiti: sul «lodo» l’intesa è possibile

Loading

ROMA — Qualcuno, drammatizzando quanto potrebbe accadere in questa settimana, sostiene che «è in gioco la nascita della Terza Repubblica». E, esasperando gli allarmi del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, denuncia che, qualora non si trovasse un accordo condiviso sulla legge elettorale, la prossima chiamata alle urne potrebbe chiudersi senza un vincitore in grado di governare.

Bersani-Renzi, scintille sui costi della politica

Loading

In tv scambio di colpi anche su strategie industriali e riforma delle pensioni

Tante authority e poca autorità  Dopo i tagli serve una legge quadro

Loading

A guardarle da lontano, le nostre istituzioni sono immobili. Di più: pietrificate, dopo trent’anni di chiacchiere a salve sulla riforma della Costituzione. Ma invece no, si muovono. Procedono per assestamenti e smottamenti successivi, come il relitto della Concordia.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment