La carica delle tasse locali oltre mille euro a famiglia e il costo può salire ancora

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La carica delle tasse comunali continua. A pochi giorni dalla tornata elettorale che coinvolgerà  circa mille amministrazioni locali, la pressione fiscale è in primo piano: Imu, addizionali Irpef, tassa dei rifiuti, imposta di soggiorno, tasse di scopo, Rc auto e Irpef regionale. Secondo l’«Osservatorio» della Uil servizi politiche territoriali i sindaci che hanno già  deciso il rincaro dell’Irpef sono 341, i grandi Comuni che hanno deliberato rincari dell’Imu (già  assai pesante) sono 24, quelli che hanno varato la tassa di soggiorno 495, mentre 12 capoluoghi hanno aumentato la Tarsu. Il costo medio è alto: 157 per l’Irpef comunale, 371 per quella regionale, 113 euro per l’Imu prima casa, 223 per la spazzatura. Tassa di soggiorno anche sui camping. In media più di 1.000 euro se ne andranno in tasse locali. Ma non è finita: entro il 30 giugno, dopo le elezioni, i Comuni potranno ancora aumentare l’Irpef e avranno tempo fino al 30 settembre per ritoccare l’Imu. «Giù le tasse», hanno chiesto Cgil, Cisl e Uil. «Ci mangeranno la tredicesima del 2012», ha avvertito il segretario della Uil Angeletti. Chi fosse già  partito per il ponte, condizioni economiche permettendo, la troverà  già  operativa in molti centri. E’ l’imposta di soggiorno: costa fino ad un massimo di 5 euro a notte. Solo in albergo? No. Anche il turismo low cost subirà  la stangata. A Firenze, ad esempio, si paga 1 euro a notte anche per il campeggio, a Ragusa 1 euro per l’agriturismo, a Genova un euro per il B&B. I sindaci di città  d’arte, di mare, montagna e collina si sono mossi con velocità : fino ad oggi l’hanno deliberata in 495. Introdotta dal governo Berlusconi e prevista dal federalismo municipale potrà  dare un gettito che, secondo una stima approssimativa, è valutato in 1,2 miliardi. Per un soggiorno di una settimana in media si pagheranno 22 euro. Ma se si sceglie un albergo a cinque stelle a Venezia o a Firenze l’aggravio è di 35 euro a persona. Per una famiglia di quattro persone basta moltiplicare.

La tassa di scopo Nessuno vuole l’Imu-bis consumatori sul piede di guerra Per ora l’hanno applicata solo 20 Comuni, ma vista la fame di risorse che affligge i sindaci non è esclusa una escalation della tassa di scopo o Imu bis. Per metterla in campo bisogna impegnarsi a finanziare con il gettito un’opera pubblica, può durare fino a dieci anni e, se l’opera non viene realizzata, deve essere restituita al contribuente. Nata con il governo Prodi è stata confermata da Berlusconi e, da ultimo, da Monti che ha dovuto adeguare il meccanismo alla nuova Imu. Infatti la base imponibile dell’Imu-bis è la stessa dell’Imu: di fatto si tratta di una addizionale dello 0,5 per mille alla base imponibile dell’Imu, cioè la rendita catastale rivalutata. Il Codacons ha già  messo le mani avanti e ha minacciato: se la tassa sarà  applicata al di fuori dei suoi limiti sarà  illegittima e scatteranno migliaia di ricorsi al Tar.

L’imposta Rc auto Colpiti gli automobilisti per finanziare le Province Anche le Province partecipano al balletto delle tasse. Nel carniere vantano l’imposta sulla Rc auto: la base è del 12,5 per cento, ma le Province possono aumentarla (o diminuirla) del 3,5 per cento. Dal 2010, da quando è in vigore il decreto sul federalismo fiscale varato da Tremonti e Calderoli, su 90 province 68 hanno approfittato dell’occasione. Di queste 34 lo hanno fatto quest’anno. Da Napoli a Bari, da Potenza a Torino gli aumenti sono arrivati fino al tetto massimo. In controtendenza solo la provincia di Firenze che ha diminuito l’imposta sulla Rc auto dell’1 per cento.

Non si tratta di minutaglie: costa in media 133 euro ad automobilista e dà  un gettito di 1,8 miliardi, il 40,9 per cento delle entrate proprie delle Province.

A rendere ancora più doloroso l’intervento la prevista franchigia di 40 euro sulla deducibilità  della tassa sulla Rcauto che va al Servizio sanitario nazionale (10,50 per cento) che sarà  introdotta per finanziarie la riforma degli ammortizzatori sociali.

L’addizionale regionale A maggio verifica sulla sanità  si rischia lo 0,3% in più La batosta non è stata ancora digerita e non sono escluse sorprese per il futuro. Lo sblocco delle addizionali regionali va attribuito al governo Berlusconi, ma l’esecutivo Monti per far fronte all’emergenza – ha aumentato l’aliquota di base dell’Irpef regionale dello 0,33 per cento portandola all’1,23 per tutte le Regioni. A conti fatti si tratta in media di un esborso complessivo di 371 euro, aumenti compresi. Il gettito delle addizionali regionali è complessivamente di 11 miliardi di cui 2,4 miliardi relativi al recente rincaro. Il costo dell’inasprimento è stato di 76 euro in media testa per 40 milioni di contribuenti. L’effetto si è sentito sulle buste paga di gennaio-marzo e la coda si troverà  nella dichiarazione dei redditi. Ma non è finita: a maggio ci sarà  la verifica sui disavanzi sanitari e c’è il rischio che in alcune Regioni scatti l’incremento dello 0,3 già  in vigore in Campania, Molise e Calabria.


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