Cie, Touadì: “Non c’è discontinuità fra questo governo e Maroni”
Roma – “Le notizie dai vari Cie di Bari, Trapani, Palazzo San Gervasio, ci dicono che sostanzialmente non c’è stata la discontinuità che noi avremmo voluto fra Maroni e questo governo”. È quanto ha affermato il deputato democratico Jean Leonard Touadì all’uscita dal centro di identificazione e di espulsione, visitato con il senatore Pd Roberto Di Giovan Paolo, nell’ambito della campagna LasciateCIEntrare. “Il passaggio fra Maroni e questo governo non c’è stato – ha ribadito – chiediamo questa discontinuità : bisogna ripristinare Lampedusa Porto sicuro, chiediamo trasparenza nei conti e regole. Tutto il sistema dei Cie tra costi e benefici vede soccombere lo Stato. Penso che dobbiamo ritoccare il recepimento italiano della direttiva rimpatri”.
Ancora una volta i giornalisti sono rimasti fuori dai cancelli di un Cie. Assieme ai parlamentari, avevano tentato l’ingresso Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa e Gabriella Guido, della campagna LasciateCIEntrare, oltre a un cronista del Corriere online. Sono stati respinti all’ingresso e invitati cortesemente a uscire.
“L’ingresso dei giornlaisti continua a essere affidato al caso, bisogna che ci sia una circolare molto chiara da parte del ministro Cancellieri, le procedure non possono essere affidate alla fantasia delle singole prefetture – ha detto Touadì su questo punto – Sulle identificazioni siamo fuori dalla direttiva rimpatri, la privazione della libertà continua a essere la via esclusiva per le espulsioni, laddove la direttiva consiglia agli Stati una gradualità di misure che avrebbe permesso allo Stato di risparmiare soldi”. Secondo il deputato del Pd “siamo in flagrante violazione della direttiva rimpatri”. Touadì ha sottolineato che “c’è una grande opacità per quanto riguarda le convenzioni e la quantità di denaro che lo Stato spende per queste strutture e la mobilitazione deve continuare perché non c’è ancora trasparenza e libertà di accesso dei giornalisti per controllare quello che avviene nei centri”.
Infine il deputato ha ricordato che nel Cie sono reclusi molti ex detenuti che hanno scontato la pena senza essere identificati. “ La questione della mancata identificazione di chi è passato dal carcere, è davvero qualcosa che grida vendetta, si configura una doppia pena non prevista dalla nostra legislazione”.
Al termine della visita, il senatore Di Giovan Paolo ha dichiarato davanti ai cancelli di Ponte Galeria che “anche se lo chiamano in un altro modo, il Cie è un carcere vero e proprio, con carcerati e carcerieri”. Secondo il parlamentare della commissione Diritti Umani del Senato (autrice recentemente di un rapporto sulle violazioni nelle carceri e nei Cie), “la condizione di chi è detenuto nel Cie è peggiore di quella di chi sta in carcere perché mentre nel carcere la giornata è scandita, qui c’è vaghezza assoluta”. Il senatore ha richiamato “la responsabilità delle prefetture sull’assurdo che non sia stato identificato chi è stato in carcere e la necessità di incontrare gli ambasciatori perché l’identificazione sia veloce”. Secondo quanto riferito dai parlamentari, al momento nel Cie romano, il più grande d’Italia, si trovano recluse 160 persone, di cui 40 donne. Gli ingressi nel centro sono stimati in 10 -20 al giorno. Lunedì alle ore 10 ci sarà una nuova visita della campagna LasciateCIEntrare a Ponte Galeria con due consiglieri regionali della Federazione della Sinistra. (rc)
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