Sì al Def, anche se è scritto sulla sabbia

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Il parlamento approva il documento economico finanziario (Def) varato dal governo. Pd, Pdl e Udc vanno avanti con le mani legate rispetto alle scelte europee e Monti sta ancora cercando la sua «fase due» dedicata alla crescita (la misteriosa scomparsa della «fase due» dopo i tagli sociali è una costante della politica italiana, ndr).
Presentando il Def alla camera, Amedeo Ciccanti dell’Udc alza le mani: «Il vincolo europeo è chiaro, non ci sono deroghe né scorciatoie, soprattutto per l’Italia con il suo rilevante debito pubblico». Il quasi pareggio di bilancio nel 2013 non è dunque in discussione. Ma la maggioranza concorda una mozione che tra molta aria fritta prova almeno ad appropriarsi di 8-9 miliardi da puntare sulla «crescita». Nel testo «Abc» si dice che le tasse si potranno abbassare con il recupero dell’evasione fiscale (lo hanno promesso tutti i governi da decenni), che gli investimenti si potranno fare con i «project bond» e gli «eurobond» e che il debito va abbassato con le «dismissioni del patrimonio pubblico» (quale?). Che si tratti di parole al vento lo dice perfino il partito di maggioranza relativa. 
«Appiattirsi sulle scelte fatte dalla Merkel – sostiene Maurizio Gasparri del Pdl – potrebbe rivelarsi un errore. Il nostro voto favorevole non vuole dire accettazione a scatola chiusa di una serie di proposte scritte francamente, oggi più che mai, sulla sabbia». Il Pdl schiuma di rabbia e gioca sempre di più i panni del partito di lotta e di governo «La pressione fiscale – attacca Gasparri – ha raggiunto livelli intollerabili. Da parte del governo – conclude – non basta la ripetizione di frasi e di affermazioni scontate, né possiamo più ascoltare le parole generiche di alcuni ministri che non hanno mosso un dito in materia di sviluppo». 
Di concreto c’è solo l’avvio della «spending review». Lunedì il ministro Piero Giarda dovrebbe portare in consiglio dei ministri proprio la questione dei tagli alla spesa pubblica. Sul tavolo ci sarebbero almeno 13 miliardi (soprattutto tolti agli enti locali). Ma lo scontro con i vari ministeri per i tagli da fare in ogni capitolo è appena agli inizi.


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