Il diritto umano a difendere il pianeta, l’ultimo saggio di Vandana Shiva

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All’inizio della sua «nuova vita» ha continuato ad occuparsi di scienza a partire da come sia stata ed è usata per consolidare un sistema economico che distrugge le economie locali, favorendo così le multinazionali. Poi è passata ad occuparsi di critica della proprietà  intellettuale, del complesso agro-alimentare, lavorando all’elaborazione di progetti per uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ecologico e sociale. Il suo ultimo lavoro è «Fare pace con la terra» (Feltrinelli, pp. 281, euro 18), una summa delle sue posizioni teoriche e con una proposta politica che, sostiene la stessa Shiva, è in forte debito con l’azione dei movimenti contadini e sociali indiani. L’autrice è convinta che la crisi economica ha modificato lo scenario globale, evidenziando l’esaurirsi della forza propulsiva del modello neoliberista. Ma questo non è coinciso con una inversione di rotta, bensì nella riproposizione delle stesse «ricette» che stanno portando il pianeta sull’orlo del baratro. Da qui la convinzione che i movimenti sociali, oltre all’opera di denuncia, intraprendano sperimentazioni di un altro modo di produrre e di vivere insieme. Infine, la proposta politica: Vandana Shiva ritiene che la tutela della Terra possa essere considerato un diritto umano al pari di quelli che compongono la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.


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