Oltre 200 milioni di migranti nel mondo. Il paradosso dell’accoglienza e del rifiuto

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ROMA – Esce oggi per Vallardi editore l’Atlante mondiale delle migrazioni a cura di Catherine Wihtol de Wenden, uno dei maggiori esperti mondiali sul tema e consulente Unhcr e Ocse. Un’analisi completa e dettagliata, ricca di mappe e diagrammi. Per la prima volta in edizione italiana, il libro spiega come migrazione e sviluppo siano interdipendenti, ognuno causa ed effetto dell’altro, e come sia possibile una strategia che benefici il Paese d’origine, quello d’accoglienza e i migranti stessi. 

Con oltre 200 milioni di migranti, che, in un mondo di 7 miliardi circa di abitanti, rappresentano il 3% della popolazione mondiale, il fenomeno è diventato una delle maggiori questioni internazionali. I progressi della mondializzazione hanno migliorato i mezzi di trasporto, facilitato l’economia di passaggio, mostrato, attraverso i media, i modi di vita dei paesi ricchi, incoraggiato i trasferimenti di fondi (300 miliardi di dollari nel 2007), aumentato la densità  delle reti transnazionali economiche, culturali, matrimoniali, religiose.

Il paradosso dell’accoglienza e del rifiuto. Ma alla base del fenomeno c’è un paradosso: la valorizzazione della mobilità  da una parte e il suo rifiuto dall’altra. Le migrazioni irregolari, legate alla ricerca di una vita migliore, alla mancanza di speranza nel luogo dove si vive, a crisi politiche o ambientali e alla cautela con cui i paesi d’accoglienza aprono le proprie frontiere, proseguono, lasciandosi alle spalle una scia di morti nei punti di passaggio più strategici, che spesso coincidono con le grandi linee di frattura del mondo.

E mentre a livello planetario si tenta di mettere in atto un governo mondiale delle migrazioni, a livello europeo le nuove iniziative sono dettate dall’ansia di rafforzare il controllo delle frontiere e selezionare le élite e le professioni più ricercate. Ovunque nel mondo, quindi, la cittadinanza viene ridefinita dalle migrazioni, che impongono di accordare diritti tanto alle persone mobili quanto a quelle sedentarie. Le associazioni per i diritti dell’uomo e chi non ha permessi di soggiorno (i sans-papiers) reclamano il “diritto ad avere diritti”, sostenuti
pubblicamente da numerosi movimenti.

La questione degli irregolari. Calcolati in circa 12 milioni negli Stati Uniti, i sans-papiers sarebbero da 5 a 7 milioni nell’Unione Europea. Per chi era privo di documenti, l’unica via legale per entrare è stata la richiesta d’asilo, che è stata comunque respinta nel 90% dei casi e che è però in diminuzione in gran parte dei paesi europei, prima destinazione dell’85% dei richiedenti. Alcune regioni del mondo sono oggi l’Eldorado degli irregolari clandestini, ad esempio la Guyana (9711 sono stati riaccompagnati alla frontiera nel 2006, contro i 23.831 della Francia metropolitana) o Mayotte (11.300 comoriani ricondotti alla frontiera nello stesso anno).

Le isole Canarie sono diventate un luogo di passaggio per gli africani (9983 da gennaio a giugno 2006, cinque volte di più rispetto al 2005 e il triplo del 2002). A Malta ogni anno arrivano più di 1500 irregolari, che possono trascorrere fino a diciotto mesi in un campo. Vengono dalla Somalia, dall’Eritrea, dal Sudan, dal Niger, dal Ghana, dal Togo, dal Camerun. Il Mar Egeo fa della Grecia una delle principali porte d’ingresso per afgani, iracheni e africani. Nel 2007 in Italia è stato intentato un processo per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare a carico di pescatori tunisini che avevano prestato soccorso a un barcone di immigranti in avaria al largo delle coste italiane, in acque internazionali. L’Algeria, con i suoi 12 mila km di frontiera, il Marocco e la Libia sono diventati paesi di transito. Negli Stati Uniti, una legge votata dal Congresso nel 2006 ha rafforzato la protezione delle frontiere (Secure Fence Act) e ordinato la costruzione di una barriera di sicurezza lunga 700 miglia. I passaporti biometrici sono obbligatori. L’Unione Europea ha adottato nel 2006 la gestione integrata delle frontiere. Fa seguito all’adozione del codice frontiere Schengen e alla creazione del Frontex, gruppo di guardie di frontiera dei differenti Stati membri. Il sistema SIS II facilita la cooperazione poliziaria e penale e la lotta contro il terrorismo, e favorisce il trattamento più rapido delle richieste d’asilo e la lotta contro il traffico di esseri umani. Gli accordi di rimpatrio con i paesi di partenza e transito si sono moltiplicati. Le frontiere esterne dell’Europa, ad esempio quelle della Polonia e della Slovacchia con l’Ucraina, sono state rafforzate.

“Immigrazione zero”. L’Europa ha però abbandonato il principo di “immigrazione zero”. Si è resa conto che l’immigrazione è una componente essenziale del proprio divenire e che ormai è in atto una competizione per attrarre le élite. Ha infine riconosciuto i vantaggi della circolazione migratoria e del dialogo con i paesi d’origine. 

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