Indagato Orsi, presunte tangenti alla Lega

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La notizia viene da Napoli e sembra solo l’ultimo risultato di una guerra interna a Finmeccanica e alla maggioranza del governo Berlusconi, seguita alla cacciata del precedente boss del gruppo, Pierfrancesco Guarguaglini, e di quasi tutta la sua prima linea di manager.
Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. «Non ho mai pagato nessuna somma illegale né alla Lega né ad alcun altro», ha detto Orsi al Tg1. Più raffinata la replica di Roberto Maroni, che sul suo profilo Facebook ha definito la storia «stronzate fangose». In attesa di capire dove porterà  l’inchiesta, si può dire però che la posizione del top manager del gruppo da oggi si è fatta oggettivamente più precaria.
Per il governo, il caso Orsi e la sua ipotetica sostituzione dopo nemmeno un anno dall’insediamento, è una grana. Risulta che Monti ne avesse discusso con il ministro dello sviluppo Corrado Passera sulla base dei pessimi risultati di Finmeccanica, ma altro è farlo per questioni giudiziarie. Quella poltrona, se non bastasse, fa gola a molti. Né è escluso che un eventuale cambio a Fimeccanica possa innescare un giro di poltrone nelle aziende partecipate dallo stato. 
Sul fronte giudiziario, l’iscrizione del top manager è un fatto dovuto in seguito alle dichiarazioni rese ai pm da Lorenzo Borgogni. Ex direttore centrale, ex numero tre dell’azienda con Guarguaglini, messo da parte dopo l’addio forzato del capo. Uno, direbbe l’esperto di Facebook Maroni, cui Orsi non potrebbe chiedere l’amicizia. L’inchiesta ha portato lunedì a perquisizioni e sequestri eseguiti a Lugano sulla base di una rogatoria con la procura federale elvetica. L’indagine riguarda la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland all’India nel 2010 per la quale il gruppo, secondo Borgogni, avrebbe versato tangenti a un intermediario, indicato come persona vicina a Orsi, a suo tempo a capo dell’Agusta. Nell’inchiesta è coinvolto il consulente d’affari italo-svizzero Guido Ralph Haschke, destinatario del decreto di sequestro. L’uomo, per la sua intermediazione, avrebbe ricevuto una somma di 51 milioni di dollari, parte della quale – si parla di 10 milioni, secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbero andati in parte o tutti alla Lega.
Roberto Maroni ha negato tutto con forza, tranne di conoscere Orsi, la cui nomina si disse fu appoggiata proprio dalla Lega e dall’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, durante la battaglia intergovernativa (dall’altra parte c’era il duo Berlusconi-Letta) sul rinnovo dei vertici delle aziende partecipate dal Tesoro. 
Finmeccanica terrà  la prossima assemblea degli azionisti il 14 maggio. Il 27 marzo scorso, Orsi ha firmato un bilancio 2011 disastroso, con perdite per 2,3 miliardi di euro e un indebitamento superiore del 10% rispetto all’anno precedente, ma promettendo di rimettere i conti molto presto a posto. «Sarà  un anno di delicata transizione», disse Orsi, riferendosi al 2012 ma non sapendo dell’inchiesta napoletana.
Se il governo deciderà  di azzerare il vertice di Finmeccanica, come chiede l’Italia dei Valori, basta chiedere a Google per sapere chi viene dato in corsa. Da un anno si vocifera di Gianni De Gennaro, l’ex capo della polizia, per il quale però una Diaz potrebbe non essere passata invano. Rocco Sabelli ha appena lasciato l’Alitalia, ma il suo nome ricorre ovunque per essere vero. E ancora Vito Gamberale, ad del fondo per le infrastrutture F2i, Giuseppe Zampini, a capo della controllata Ansaldo Energia e l’eterno Gianni Letta. Scomparsi dal motore di ricerca, dunque sospettabili, sono l’ad di Terna, Flavio Cattaneo, che dalla sua ha l’età  e di essere bocconiano come Monti, e Paolo Scaroni, ad dell’Eni ma ormai lì da sette anni, di casa negli ambienti Finmeccanica e dintorni.


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