Prezzi su, salari a picco

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Per il Codacons, tradotta in cifre questa forbice, è come se una famiglia di 3 persone avesse avuto una perdita equivalente a 720 euro (610 per una famiglia di 2 persone). L’associazione dei consumatori parla di «una tassa invisibile che dissangua sempre più gli italiani». Per il Codacons è questo il problema dell’Italia e «prima il governo se ne accorge e meglio sarà ». Dal 2002 a oggi, «salari e pensioni non sono state salvaguardate dall’aumento del costo della vita e questo ha impoverito progressivamente le famiglie, prima costrette a intaccare i risparmi e poi, finiti questi, a ridurre i consumi, con effetti negativi sulla crescita del Paese». 
La forbice record tra inflazione e retribuzioni, sempre secondo il Codacons, è dovuta alla scelta «irresponsabile» dei governi di aver aumentato Iva e accise, facendo galoppare i prezzi nonostante il calo della domanda, «e aver contemporaneamente e sadicamente bloccato pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici per ben 3 anni. Quando nel passato si era rinnovata la scala mobile, i governi si erano impegnati ad abbassare l’inflazione, ora invece fanno di tutto per infiammare i prezzi». Ecco perché i consumatori chiedono a Monti di sbloccare anticipatamente i contratti della pubblica amministrazione, congelati per il triennio 2010-2012. 
Tornano ai dati generali sui rinnovi, a marzo, in particolare, non si sono osservate nè scadenze, nè rinnovi contrattuali. Alla fine del mese risultano in vigore 42 accordi, che regolano il trattamento economico di 8,8 milioni di dipendenti; a cui corrisponde il 61,8% del monte retributivo complessivo. Nel settore privato l’incidenza è pari all’84,3%, con quote differenziate per attività  economica: la copertura è del 93,5% per il settore agricolo, del 98,4% per l’industria e del 69,3% per i servizi privati.
E si deve ricordare che nella pubblica amministrazione, a partire da gennaio del 2010 tutti i contratti sono scaduti, a causa del blocco, stabilito dalle manovre del governo Berlusconi, delle procedure contrattuali e negoziali. Inoltre, l’Istat rileva che l’indice delle retribuzioni contrattuali per l’intera economia, proiettato per tutto l’anno sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine di marzo, registrerebbe nel 2012 un aumento pari all’1,4%. Nelle proiezioni, però, non è stato incluso il rinnovo del settore bancario e assicurativo per cui non è stata ancora sciolta la riserva. 
«L’Istat conferma quello che la Cgil dice da tempo, ovvero che la condizione di reddito dei lavoratori continua a peggiorare – ha commentato la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso a margine di un convegno in Confindustria – I lavoratori pubblici sono al quarto anno di blocco contrattuale mentre i contratti del lavoro privato si rinnovano con grande difficoltà ». 
Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, «i salari fermi sono lo specchio della situazione del Paese. Se non si abbassa la pressione fiscale non si potranno alzare gli stipendi e risollevare i consumi». «Il calo della pressione fiscale sul lavoro dipendente – ha aggiunto Bonanni, anche lui dal convegno della Confindustria – deve essere il punto fondamentale del patto sociale» da stipulare con il governo.


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