Olanda, il governo si dimette

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Per Rutte, dopo il fallimento dei negoziati su una manovra da 18 miliardi per rispettare i parametri europei, «sembra evidente» che si vada a elezioni anticipate. Rutte è a capo di un governo di minoranza di centrodestra che si è retto finora solo grazie all’appoggio esterno del Pvv di Wilders. Per questo il ricorso alle urne sembra ora essere l’unica strada percorribile dopo la frattura intervenuta con il leader del partito anti-immigrazione. Il graduale allontanamento di Wilders dalla coalizione aveva spinto il governo olandese, uno dei più forti sostenitori della linea di rigore in Europa insieme a Berlino, a chiedere l’appoggio dei laburisti nell’approvazione del fiscal compact. Wilders però non pare temere le urne e ha dichiarato che «prima si andrà  a votare e meglio sarà ». «Questo pacchetto di tagli», ha aggiunto il leader del partito di estrema destra, «era inaccettabile, per il nostro partito e per la nazione. È tempo che gli olandesi votino». AAA, austerity cercasi A rompere il già  fragile equilibrio tra i partiti di governo e il Pvv è stato il confronto sulle misure da prendere per riportare in linea con il Patto di stabilità  Ue il rapporto deficit-Pil che nel 2011 è stato pari al 4,7% (28 miliardi di euro). Per far scendere il rapporto deficit-Pil sotto il 3%, come richiesto dalle regole Ue, l’Olanda deve mettere in cantiere una manovra da 16 miliardi di euro. L’Olanda è uno dei quattro Paesi dell’Eurozona a godere ancora di una tripla A dopo l’ondata di bocciature e declassamenti arrivate dalle agenzie dei rating, ma il suo alto debito ha di recente spinto Fitch a lanciare un warning. Ora il premier Rutte, rompendo le trattative, ha addossato ai populisti la responsabilità  di far saltare la manovra economica e di portare il paese alle urne. E il ministro delle Finanze olandese, Jan Kees de Jager, partito immediatamente per l’Olanda dal vertice del Fmi a Washington, ha avvertito che il paese rischia di dover pagare almeno 4 miliardi di euro di tassi di interesse più alti per rifornirsi sui mercati internazionali.


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