L’Imu si verserà  in due o tre rate

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ROMA — Sembra un paradosso, visto che il decreto porta l’ambizioso nome di Semplificazioni tributarie. Ma cambiano ancora le regole per versare l’Imu, l’imposta municipale unica. Per la prima casa sarà  il singolo cittadino a decidere se pagare in due o tre rate. Lunedì era stato approvato l’emendamento del relatore Gianfranco Conte (Pdl) che spalmava la nuova Ici in tre tranche: la prima entro il 18 giugno, la seconda entro il 17 settembre, la terza entro il 17 dicembre. Ma ieri, come previsto, la commissione Finanze della Camera ha approvato un subemendamento che rende facoltativa la seconda rata, quella di settembre.
A questo punto, solo per la prima casa, le strade possibili diventano due: pagare l’acconto del 50% a giugno e poi il saldo a dicembre, come per la seconda casa; oppure dividere il totale della nuova Ici in tre parti uguali e segnare sul calendario le scadenze di giugno, settembre e dicembre. Un rompicapo. Anche perché, in entrambe le ipotesi, il saldo di dicembre potrebbe essere da ricalcolare, visto che solo a quel punto i Comuni avranno deciso se alzare o abbassare l’aliquota rispetto alla soglia standard fissata a livello nazionale. La nuova modifica porta la firma di Gianluca Galletti, Terzo polo. Ed in effetti ha le sue buone ragioni perché lascia al contribuente la libertà  di scegliere se avere a che fare con la burocrazia italiana due o tre volte, saltando l’appuntamento di metà  settembre quando le famiglie sono già  alle prese con il ritorno a scuola dei figli e con le mille pratiche e spese di inizio stagione. E perché, spiega lo stesso Galletti, «chi sceglie le due rate, a settembre avrà  pagato in realtà  di meno: il 50% del totale contro il 66%». Ma i continui aggiustamenti del tiro potrebbero aumentare la confusione al momento dell’ora X. Per il momento allarmano i Comuni che, con il presidente dell’Anci Graziano Delrio, parlano di «soluzione che mette in sofferenza le casse comunali e apporta piccoli benefici ai cittadini». E anche i Caf, i centri di assistenza fiscale, che con il presidente della consulta Valeriano Canepari dicono che la «gestione operativa si complica enormemente».
Finito l’esame in commissione, oggi il decreto arriva nell’aula di Montecitorio dove il governo metterà  la fiducia. Il voto finale è previsto domani o al massimo venerdì mattina. Poi si tornerà  al Senato dove l’approvazione finale è prevista martedì prossimo. Oltre alla seconda rata facoltativa, sull’Imu ci sono altre novità . Si apre un piccolo spiraglio per gli anziani che hanno lasciato la loro casa per essere ricoverati stabilmente negli ospizi. Scartata l’ipotesi dell’esenzione totale, saranno i Comuni a decidere se concedere l’agevolazione sulla prima casa, con l’aliquota più bassa, a patto che l’appartamento non sia stato dato in affitto. Stessa possibilità , sempre con decisione dei Comuni, per gli italiani che vivono all’estero e hanno lasciato una casa vuota nel nostro Paese. Niente sconto, invece, per le case affittate con il cosiddetto canone concordato, una specie di versione aggiornata del vecchio equo canone. Ma c’è ancora un nodo da sciogliere. Il Pdl ha tutta l’intenzione di presentare un ordine del giorno che impegni il governo a valutare la possibilità  di cancellare l’Imu sulla prima casa a partire dal 2013. Il governo sarebbe davanti ad un difficile bivio: accettare l’ordine del giorno e quindi quell’impegno, magari aggiungendo la formula «salvo la compatibilità  con gli equilibri di bilancio», oppure andare alla conta in Aula. Con tutti i rischi del caso.


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