“Ci vuole ben altro”: ecco perché la legge Alfano e la svuota-carceri hanno fallito

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ROMA – “Ci vuole ben altro”. È questa l’affermazione ricorrente nel nuovo rapporto dell’associazione Antigone che presenta gli  esiti  delle  visite  dell’Osservatorio  nazionale  nelle  carceri  più  sovraffollate  d’Italia. Né la legge Alfano sulla detenzione domiciliare di fine 2010 né la svuota-carceri del 2011 hanno, secondo Antigone, sortito gli effetti tanto annunciati. A dimostrarlo ci pensano i numeri: a fronte di una capienza regolamentare di 45.742 posti, a fine 2010 i detenuti erano 67.961. Un anno dopo, nonostante la promessa di 8mila ristretti in meno, il numero era sceso solo a 66.897. Dopo il decreto Severino, al 13 aprile 2012, la quota arriva a 66.585. Tutto questo nonostante 5.533 detenuti siano usciti grazie alla detenzione domiciliare introdotta dalle due leggi.

Allora, i numeri non tornano: se calo c’è stato, come mai non si rileva? Lo spiega Antigone: per prima cosa, “la parte della legge sulle porte girevoli ha iniziato a non funzionare. Gli arresti con conduzione in carcere sono ripresi”. Nel novembre 2011 gli ingressi sono stati 6.679, scesi a 5.784 a dicembre 2011 e a 5.211 a gennaio 2012. Poi, a febbraio, la risalita: 5.278, diventati 6.174 a marzo. Guardando più in là  nel tempo emerge però che il trend decrescente era in corso già  da tempo: -17% in tre anni (dai 92.800 del 2008 ai 76.982 del 2011). “Già  da allora diminuiva il numero complessivo degli ingressi, calava la percentuale degli ingressi per periodi molto brevi e la componente straniera”.
Secondo motivo del fallimento: le persone uscite con la detenzione domiciliare prevista dalle due leggi sarebbero comunque uscite con altra misura alternativa. Non solo: l’introduzione di questo beneficio ha probabilmente influito negativamente sull’andamento delle altre alternative alla detenzione. “Prima della approvazione dell’indulto del 2006 c’erano in misura alternativa oltre 23mila persone. Mai così tante. Alla fine del 2006 il numero, dopo essersi quasi azzerato, si è assestato su 5.933 unità , diventate 7.179 a fine 2007, 10.220 a fine 2008, 13.416 a fine 2009, 18.435 al 31 dicembre 2010. A fine 2011 il numero si ferma a quota 19.239. “A  causa  delle  nuove  norme diventa probabilmente più difficile accedere alle vecchie alternative alla detenzione”. Intanto la durata media della custodia cautelare è in crescita e la lunghezza delle pene comminate aumenta.

Al contrario, ciò che forse più di tutto ha contribuito ad alleggerire le carceri è stata la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che nell’aprile del 2011 ha imposto ai giudici italiani di disapplicare le norme presenti nella legge Bossi-Fini. Gli stranieri – 24.954 al 31 dicembre 2011 – sono diventati 24.123 il 31 marzo 2012. Questi 831 detenuti in meno rappresentano quasi la totalità  della decrescita dell’ultimo anno. Un vero modo per svuotare le carceri lo propone Antigone, ricordando che “il 36% dei detenuti è dentro per avere violato la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Molti detenuti tossicodipendenti sono in carcere per avere commesso reati contro il patrimonio finalizzati a procurarsi la droga. Va messa mano a quella legge ideologica, bacchettona, demagogica e anti-economica”. (vedi lanci successivi) (gig)

 

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