Sarkozy fa l’antieuropeo Attacca la Bce e irrita Merkel

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Domenica, i due probabili finalisti si sono sfidati a breve distanza, con due meeting giganti in piazza a Parigi, la lepre alla Concorde, la tartaruga al Chà¢teau de Vincennes. Centomila persone da entrambi i lati, saliti a 150mila secondo gli ultimi conteggi del campo Sarkozy, una spacconata per confrontarsi con Jean-Luc Mélenchon, che sabato aveva riunito anch’egli più di 100mila persone (i dati provengono sempre dalla parte in causa) sulla spiaggia del Prado a Marsiglia. 
Ieri, il campo Sarkozy ha dovuto incassare le reazioni negative della Germania all’ultimo annuncio del giorno: adesso Sarkozy vuole «aprire un dibattito» sul ruolo della Bce. Il presidente-candidato ha rubato a Hollande l’idea che la scelta è tra la deflazione e il sostegno alla crescita e ha preso da Mélenchon l’intenzione di piegare la Bce a prestare direttamente agli stati (Mélenchon assicura che se ci sarà  una risposta negativa della Bce sarà  la Banque de France ad assicurare il ruolo). «L’Europa deve risanare i debiti – ha detto Sarkozy – non ha scelta. Ma tra deflazione e crescita, anche qui non c’è scelta. Se ci sarà  deflazione l’Europa sparirà . Ricordiamoci gli anni ’30». Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha precisato ieri a Berlino che il governo tedesco «ha la convinzione profonda che la Bce deve essere indipendente» e ha ricordato che Sarkozy e Merkel sono sempre stati d’accordo su questo punto. Sarkozy, di fatto, domenica ha rotto il patto che Francia e Germania avevano stipulato, assieme a Mario Monti, alla fine del 2011: non discutere della Bce e lasciar fare Mario Draghi, che ha inondato le banche di soldi con un tasso di interesse bassissimo dell’1%, e ha comprato debito pubblico. Ma adesso Sarkozy si rivolge alla «maggioranza silenziosa» (dove è forte la Francia del «no» al trattato costituzionale del 2005), che rappresenta la «Francia eterna», la Francia che «non protesta e non spacca», alla quale si è rivolto con un patetico «aiutatemi!». 
Aiutatemi a fare cosa? Ad impedire che la sinistra arrivi al potere e porti il paese in rovina. È questa l’ultima bandiera della destra: accusare preventivamente la sinistra di preparare alla Francia un futuro immediato alla spagnola e, perché no, persino alla greca. «Nell’81 i socialisti hanno fatto la festa per due anni con i vostri soldi – ha riassunto Sarkozy – nel 2012 durerà  due giorni». E poi ci sarà  un panorama alla spagnola: calo dei salari e delle pensioni, impennata della disoccupazione. I mercati finanziari sono in agguato, ha messo in guardia Sarkozy. Il programma di Hollande di ridiscutere il fiscal pack è fortemente criticato, ma Sarkozy si contraddice volendo addirittura mettere in causa il ruolo della Bce (dopo aver affermato di voler «sospendere» Schengen): da un lato Hollande spera di poter influenzare un accordo non ancora entrato in vigore e ratificato per il momento solo da due paesi che hanno il coltello alla gola (Grecia e Portogallo), mentre Sarkozy promette di scardinare due pilastri esistenti, la libera circolazione di Schengen e l’indipendenza della Bce.
La tartaruga-Hollande, che è in campagna da circa un anno (prima per le primarie socialiste, poi per la presidenziale) non si fa scalfire. «Sono pronto» ha ripetuto al meeting dell’esplanade di Vincennes, dove non ha fatto nessun nuovo annuncio. «Ho imposto la mia coerenza, resistito a polemiche grottesche, alla denigrazione» ha ricordato. Senza citare il nome di Sarkozy, Hollande ha aggiunto: «Ecco che adesso annuncia che la prospettiva della mia vittoria preoccupa i mercati, curiosa idea di responsabilità  di un presidente». Hollande, che ha detto di rivolgersi non «a una minoranza rumorosa» da contrapporre «a una maggioranza silenziosa», ma alla «sola maggioranza che conosco, quella che viene fuori dalle urne», ha promesso «audacia nel prendere in mano la guida del paese». 
Nei fatti, anche Hollande ha un programma di rientro del deficit. La sola differenza con Sarkozy è la data di realizzazione: 2016 per il presidente-candidato, 2017 per il socialista. La strada per arrivarci è nota: si tratta della fiscalità . La sinistra accusa Sarkozy di «nascondere» un severo piano di rigore. Sarkozy punta su forti tagli alla spesa pubblica, per preservare (e aumentare) gli sgravi fiscali alle imprese aumentando la pressione sui più poveri (aumento dell’Iva), mentre Hollande vuole far pagare di più le imprese, le famiglie più ricche, penalizzando i più poveri solo con la fine degli straordinari defiscalizzati. «Ho fatto conoscere le mie intenzioni sul rispetto delle discipline nella zona euro – ha precisato Hollande – ma anche la mia volontà  di rinegoziare il trattato di bilancio europeo perché venga inclusa la dimensione della crescita che gli manca».


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