«Lavitola voleva 5 milioni per tacere»
NAPOLI — Dopo sei mesi di latitanza all’estero, Valter Lavitola è rientrato ieri mattina in Italia, e ad accoglierlo ha trovato una ordinanza d’arresto del tribunale di Napoli. Tra numerose accuse (bancarotta, riciclaggio, truffa) spicca quella di corruzione internazionale per un giro di tangenti pagate al governo di Panama per l’assegnazioni di appalti ad aziende Finmeccanica, e per la costruzione di quattro carceri. Un’operazione da 176 milioni di dollari concordata tra il governo centroamericano e quello italiano quando il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi. Ma non solo: Lavitola è accusato anche di associazione per delinquere e di aver incassato illecitamente, con il suo quotidiano l’Avanti, fondi pubblici per l’editoria che dal 1997 a oggi ammonterebbero a circa 23 milioni di euro, di cui 17 trasferiti all’estero. I pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock hanno chiesto e ottenuto dal gip anche altri diciotto provvedimenti restrittivi, tra i quali uno (agli arresti domiciliari) nei confronti del senatore Sergio De Gregorio, su cui dovrà esprimersi la giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama.
L’accusa di corruzione internazionale ha riportato a Napoli il filone più importante della vicenda giudiziaria di Lavitola, che ieri si è visto notificare anche un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Procura di Bari, per la presunta induzione nei confronti di Gianpaolo Tarantini a rendere false dichiarazioni ai pm nell’ambito dell’inchiesta sui ripetuti versamenti di denaro che il faccendiere barese ricevette da Berlusconi.
Il nome dell’ex premier compare anche nelle carte dei pm napoletani. Nei suoi confronti Lavitola avrebbe ordito un ricatto, pretendendo cinque milioni di euro in cambio del silenzio su vicende riservate di Berlusconi di cui lui sosteneva di essere a conoscenza. Il direttore-editore dell’Avanti (testata che ora è tornata, in versione solo online, ai socialisti che fanno capo a Nencini) avrebbe poi pilotato la trattativa che portò — dietro pagamento — De Gregorio a passare dalle file del centrosinistra (fu eletto nell’Italia dei valori) al Pdl. Operazione che non è escluso abbia riguardato anche altri parlamentari sui quali si starebbe ancora indagando. Dalle indagini è emerso anche un pagamento a Lavitola di circa 500 mila euro da parte di Forza Italia che gli investigatori ritengono possa essere una tangente.
Lavitola avrebbe prestato la sua «consulenza» anche ad altri esponenti politici, tra i quali, secondo una testimonianza, ci sarebbe l’ex ministro Rotondi, che in cambio lo avrebbe favorito per ottenere prestigiosi incarichi.
Ora Lavitola è rinchiuso a Poggioreale e domani sarà interrogato. Il suo legale, Gaetano Balice, smentisce l’esistenza di un memoriale da consegnare ai giudici.
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