Proiettili di gomma letali ma non per il governo

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L’indagine in corso non ha ancora chiarito la dinamica dei fatti, ma secondo le prime testimonianze l’omicidio sarebbe dovuto alla sproporzionata reazione della polizia intervenuta a disperdere la folla che festeggiava la vittoria vicino alla sede della Izquierda Abertzale (i partiti della sinistra basca legati all’Eta e oggi legali). Ares ha comunque chiesto scusa alla famiglia e si è assunto la responsabilità  politica per quanto accaduto. Le pallottole di gomma, di cui la commissione europea chiede dal 2011 il bando a partire dalla fine di quest’anno, sono il proiettile di base dei corpi antidisturbo delle polizie spagnole. Si tratta di 90 grammi di caucciù compatto, di circa 5 centimetri di diametro, che vengono sparate a 720 km/h. Nonostante siano classificate come «meno letali», in realtà  causano danni irreversibili alle persone, come denuncia l’associazione barcellonese Stop bales de goma . I mossos d’esquadra, la polizia autonomica catalana, usano regolarmente questo tipo di arma nelle sempre più frequenti manifestazioni cittadine. L’ultimo caso è quello di ben due cittadini italiani che partecipavano allo sciopero generale lo scorso 29 marzo. I due italiani, Angelo Cilia e un secondo di cui non è stato reso noto il nome, hanno entrambi perso la vista per essere stati colpiti da una di queste pallottole. Con loro, il numero delle persone che hanno perso la vista negli ultimi quattro anni a Barcellona per colpa di questo tipo di proiettili sale a sei (fra cui un altro italiano, Nicola Tanno, due anni fa). In Spagna, sempre secondo l’associazione Stop bales de goma , dal 1990 sono 23 le persone che hanno perso un occhio per questa ragione. Secondo il sindacato della polizia Sup, le pallottole sono «necessarie», il loro protocollo di utilizzazione, dicono, è «preciso e sicuro» e vi si ricorre solo in «situazioni eccezionali». Non si può mai «sparare direttamente ai manifestanti» e bisogna puntare al suolo ad almeno 50 metri di distanza «perché la velocità  e pertanto il colpo non siano troppo lesivi». Ma il problema sta proprio nel rimbalzo, è impossibile controllare la direzione del colpo e limitare i cosiddetti «danni collaterali», ossia colpire le persone che, come Angelo o Nicola, si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nonostante la morte di Cabacas e le decisioni del governo basco, il ministro degli interni catalano Felip Puig, spesso al centro delle polemiche per la mano dura contro i movimenti (il caso più eclatante fu lo sgombro violentissimo di Plaà§a Catalunya del movimento 15M qualche mese fa), fa sapere che «i fatti di Bilbao non modificano il metodo di lavoro delle unità  antidisturbo dei Mossos». Izquierda Unida ha presentato una interrogazione parlamentare al ministro degli interni Jorge Fernà¡ndez Dà­az per chiedere che se ne bandisca l’uso «come mezzo dissuasorio e repressivo». Ma il ministro fa sapere che il bando non è all’ordine del giorno. Il tutto mentre sia il governo spagnolo che quello catalano preparano misure anti-manifestazioni per indurire le sanzioni per il cosiddetto «vandalismo» ma che in realtà  nascondono l’intenzione di considerare reato convocare attraverso qualsiasi mezzo (per esempio internet) azioni che alterino l’ordine pubblico, con pene di più di due anni per consentire ai giudici di usare il carcere preventivo. Si prepara una stagione molto calda in Spagna, a poche settimane dall’anniversario della nascita del movimento finora pacifico del 15M.


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