Pronti gli osservatori Onu
Era attesa ieri sera l’approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu della risoluzione per l’invio in Siria di una prima missione di 10-12 osservatori per monitorare il rispetto dell’accordo sul cessate il fuoco raggiunto tra l’Onu e Damasco ed entrato in vigore il 12 aprile. Ahmad Fawzi, portavoce dell’inviato speciale per la Siria Kofi Annan, ha annunciato che al più presto verrà inviato un contingente più cospicuo, composto da 250 monitors. Le autorità siriane hanno fatto sapere che accoglieranno la missione, forti anche delle assicurazioni della Russia che ieri ha insistito affinchè la risoluzione del CdS riguardi solo gli osservatori. Mosca ha anche fatto sapere che la Marina militare russa continuerà a pattugliare al largo della costa siriana e che la fregata «Smetlivi» sarà rimpiazzata in maggio da un altro vascello della flotta del Mar Nero.
Gli osservatori Onu monitoreranno anche il ritiro dell’esercito siriano dai centri abitati nel quadro del piano in sei punti di Kofi Annan. L’inviato dell’Onu ieri ha anche chiesto l’apertura di «corridoi umanitari». Il cessate il fuoco in ogni caso tiene, nonostante lo «scetticismo» di paesi nemici del regime di Bashar Assad, Stati Uniti e Francia in testa. Da parte loro le opposizioni siriane hanno riferito di «violazioni» del regime ieri in 31 località delle regioni di Daraa, Damasco, Homs, Hama, Aleppo, Idlib e Latakia, con diversi morti (11 secondo alcune fonti), ma la notizia non ha avuto conferme indipendenti. Limitati, rispetto alle scorse settimane, gli incidenti nelle manifestazioni del venerdì dell’opposizione. Attivisti hanno spiegato che lo schieramento massiccio di esercito e polizia ha dissuaso molte persone dal partecipare ai raduni. L’esercito in qualche caso avrebbe sparato, in altri non è intervenuto come a Qalaat al-Madiq (Hama), teatro appena qualche giorno fa di duri combattimenti tra soldati e ribelli armati. Manifestazioni anche in Giordania dove centinaia di siriani hanno protestato davanti alla loro ambasciata ad Amman. Per le autorità locali, in Giordania si trovano circa 90mila rifugiati siriani. La maggior parte di loro ha attraversato il confine negli ultimi mesi.
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