L’assedio dei centurioni

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 Maurizio Romagna, 40 anni, corpulento centurione del XXI secolo in servizio al Colosseo dal 1994 (30-40 euro di incasso giornaliero a colpi di foto in posa con i turisti) è la versione tragica del Nando Moriconi-Alberto Sordi che minaccia di gettarsi dall’Anfiteatro Flavio in «Un americano a Roma». Ieri mattina, ore 11. Romagna raggiunge il secondo ordine di arcate. Con lui c’è Franco (niente cognomi). Sono «in borghese», tra i turisti, «in tenuta» non entrerebbero. Solo dopo la indossano (400 euro tra peplo, corazza in falso cuoio, elmo in alluminio brunito), issano gli striscioni contro la soprintendente archeologica di Roma, Mariarosaria Barbera, e imitano Nando Moriconi. Arrivano i Vigili del fuoco col gonfiabile gigante giallo anti-suicidi. Soprattutto arriva il Gruppo di sicurezza pubblica dei Vigili urbani romani del vicecomandante Antonio Di Maggio.

I Vigili «speciali» salgono, trattano, il Colosseo è chiuso ai turisti, presidiato dalla polizia come palazzo Chigi ai tempi di Berlusconi, mai vista una scena del genere, turisti galvanizzati. Poco prima delle 14 la «trattativa» si conclude con una inequivocabile sequenza: Romagna e Franco vengono presi di peso e portati giù. Lì, all’ingresso, scena madre: Romagna cade tra i Vigili e i quaranta colleghi centurioni accorsi, tutti in armi di plastica, urlando: «Ahò, l’hanno menato!» Romagna si dimena, sviene (?), la rissa Vigili-centurioni per qualche minuto è violenta, autentica, a un passo dal fattaccio: alla fine 2 vigili, contusi, finiscono in ospedale e 4 centurioni vengono denunciati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. «Siamo tutti/centurioni», gridano venti ragazzi chiaramente organizzati, «Avemo diritto a magnà  pure noi, stà mo qui da più de vent’anni». Poi, assai romanescamente, tutto si dipana: centurioni e Vigili capiscono insieme che un vero incidente sarebbe un epilogo assurdo. Le armature spariscono. I Vigili si allontanano. Francesco, 62 anni, elmo con piume rosse: «Domani c’ammanettamo qui, co’ le taniche de benzina…»
La vicenda dei quaranta centurioni-comparse (ex figuranti di Cinecittà , ex venditori ambulanti, forse qualche ex inquilino del carcere di Regina Coeli) è nota. Dal 1994 (ma ci sono tracce di cronaca del 1985) presidiano l’area del Colosseo senza regole né permessi sotto il centrosinistra e il centrodestra, come i camion bar della potente e temuta famiglia-clan Tredicine. A marzo la nuova soprintendente Barbera ha ricordato al sindaco Gianni Alemanno che il vincolo archeologico «vieta venditori ambulanti e figuranti» nell’area attorno al Colosseo. Proteste immediate, trattative. Si era parlato di un possibile inserimento dei centurioni, addirittura con un «patentino» ad hoc, nella delibera sugli «artisti di strada» ma la maggioranza che sostiene Alemanno si è divisa e la soluzione è sfumata.
Proprio Alemanno, dopo mesi di incertezze, ieri ha annunciato tolleranza zero: «Non ci faremo ricattare. O i centurioni accettano le regole oppure se ne devono andare. Con la delibera sugli artisti di strada e col messaggio netto e fermo ai finti centurioni, che fino ad oggi hanno sostato abusivamente al Colosseo, lanciamo un importante segnale per il rispetto della legalità  e del decoro nel centro storico». Sulla stessa posizione Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministeri dei Beni culturali: «È un problema di ordine pubblico, ci può anche essere una regolamentazione della loro attività  ma non nelle aree vincolate». Diversa la lunghezza d’onda del direttore generale per la Valorizzazione dello stesso ministero, Mario Resca: «Se ci sono i centurioni da decenni e nessuno li ha mai disturbati, vuol dire che c’è una domanda, che i turisti collegano il Colosseo ad un’emozione dell’antica Roma. Vanno dunque inquadrati all’interno di regole ben chiare». Per ora nessuna novità , dal Campidoglio, sul nodo dei camion Tredicine, protetti da una legge regionale che di fatto ostacola il loro trasloco. Dalla giunta del Lazio presieduta da Renata Polverini, su questo punto, solo e soltanto silenzio.
I centurioni temono che l’operazione sia legata all’imminente restauro da 25 milioni di euro finanziato dal gruppo di Diego della Valle («si inventeranno centurioni e gladiatori con griffati Tod’s»). Soprintendenza e Campidoglio smentiscono con decisione: «È solo ora di tornare alla legalità  e a un quadro di regole ben chiare». Il nodo centurioni resta aperto. E per ora irrisolto. Nonostante le moriconate.


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