Protezione civile, più poteri Emergenze a tempo limitato

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ROMA — Non ci sono più i super poteri dell’epoca di Guido Bertolaso e nemmeno il «commissariamento» del ministero dell’Economia che di fatto poteva rallentare anche gli interventi più urgenti. Il governo mette mano alla riforma della Protezione civile e sceglie una linea a metà  strada fra i due eccessi del recente passato. Il testo sarà  discusso oggi in consiglio dei ministri ma con due modifiche importanti arrivate all’ultimo chilometro. Non ci sarà  la tassa sugli sms per finanziare i primi soccorsi. Quei due centesimi di euro a messaggio pagati dai gestori «con facoltà  di rivalsa sui clienti» sono stati eliminati dalla bozza. E questo perché la misura sarebbe stata non solo impopolare ma anche di difficile applicazione, visto che la metà  dei 90 miliardi di sms inviati ogni anno dagli italiani sono venduti a pacchetto e anche regalati dalle compagnie. L’altra novità  è una frenata sui tempi: a differenza di quanto deciso solo due giorni fa in pre consiglio, la riforma non arriverà  per decreto legge, subito in vigore, ma seguirà  la strada normale del disegno di legge. Anzi, è possibile che oggi Palazzo Chigi non dia il via libera formale ma si limiti ad avviare la discussione. Che cosa è successo?
Ieri sera il governo ha discusso per la prima volta il testo con regioni, province e comuni. E i nodi sono venuti al pettine perché tutti gli enti locali accusano la riforma di «neocentralismo» visto che il controllo della Protezione civile passa al ministero dell’Interno e quindi ai prefetti, limando di parecchio i poteri oggi previsti sul territorio. Ma se il governo, salvo sorprese, ha deciso di frenare sui tempi è perché solo pochi mesi fa una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che sulle materie in cui il potere legislativo è diviso fra Stato e Regioni la via rapida del decreto non è percorribile. E la protezione civile è proprio una di queste. Resta però l’impianto generale della riforma. I grandi eventi, come il G8, erano stati già  eliminati dalle competenze del dipartimento con il decreto sulle liberalizzazioni. Ma per evitare altri sconfinamenti il testo elenca i possibili casi di intervento come i terremoti, i maremoti o le frane. Lo stato d’emergenza non è più senza limiti di tempo ma può durare al massimo 100 giorni. Una scelta prudente perché è proprio in quel periodo che è possibile derogare alle normali procedure di spesa anche se non è chiaro cosa succederà  dopo e se lo stesso governo, pochi giorni fa, ha prorogato di un anno lo stato d’emergenza per le frane in Sicilia. Anche sugli interventi urgenti ci sarà  il controllo della Corte dei conti che si dovrà  esprimere entro sette giorni. A differenza di quanto ipotizzato in passato, non ci sarà  l’obbligo di assicurare la casa contro le calamità  naturali ma solo un incentivo perché il premio sarà  deducibile dalle tasse.
Mentre fa discutere quello che il Fatto quotidiano ha ribattezzato il Lodo Bertolaso: «Il soggetto incaricato dell’attività  di previsione e prevenzione del rischio — si legge nella bozza — è responsabile solo in caso di dolo o colpa grave». Una norma che potrebbe essere applicata nel processo per omicidio colposo contro la Commissione grandi rischi accusata di non aver fatto tutto il possibile prima del terremoto dell’Aquila di tre anni fa.


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