Se ne va il primo presidente dell’Algeria libera

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Per qualche mese ha mancato i festeggiamenti del cinquantenario della liberazione di cui è stato un protagonista della prima ora. 
Era nato il 25 dicembre del 1916 a Maghnia, al confine con il Marocco, da una famiglia di poveri contadini marocchini. Dopo gli studi aveva fatto il servizio militare con l’esercito francese e con i francesi aveva partecipato alla battaglia di Monte Cassino (1944) e aveva ottenuto una medaglia al valor militare dal generale De Gaulle.
Dirigente dell’Os, organizzazione creata per preparare l’insurrezione del 1 novembre 1954, partecipa all’assalto della posta di Orano per recuperare fondi. Arrestato, viene condannato a otto anni da scontare nella prigione di Blida. Riesce ad evadere e a raggiungere gli altri dirigenti nazionalisti al Cairo. Nella capitale egiziana conosce Gamal Abdel Nasser, capo degli «ufficiali liberi», che diventerà  amico e sostenitore dell’insurrezione algerina.
Nel 1956 l’aereo su cui volava con altri dirigenti algerini viene intercettato dai francesi, così finirà  in carcere in Francia e sarà  liberato solo nel 1962, dopo gli accordi di Evian, che posero fine alla guerra. Il 3 agosto fa rientro ad Algeri appoggiato dai carri armati del colonnello Houari Boumediène, lo stesso che lo destituirà  con un golpe due anni dopo la sua elezione a presidente della repubblica avvenuta nel settembre del 1963. Finisce nuovamente in carcere, questa volta in una segreta algerina, e sarà  liberato dal successore di Boumediene, Chadli Benjedid, nel 1981.
Ben Bella prende la strada dell’esilio, si trasferisce in Svizzera dove fonda il Movimento per la democrazia in Algeria, che si iscrive in un percorso filo-islamista ma che non riuscirà  mai ad avere un peso politico. Rientra ad Algeri nel 1990 e visto l’insuccesso del suo movimento politico, che comunque partecipa una volta alle elezioni, si ritira ben presto dalla vita politica algerina per dedicarsi alle questioni internazionali, come l’Iraq e la Palestina e, soprattutto, alla lotta contro la «mondializzazione capitalista». Una lotta che avrà  maggiore eco all’estero che in Algeria. È il suo sostegno alla politica di riconciliazione con gli islamisti che lo riavvicinerà  all’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, già  ministro degli esteri e braccio destro di Boumediene.
Si attendono funerali ufficiali da capo di stato quale Ben Bella è stato, il primo dell’Algeria indipendente, e sarà  probabilmente inumato nel cimitero El Alia, riservato ai padri della patria, anche se, pare, il suo desiderio fosse di essere sepolto accanto alla madre a Maghnia. La sua morte ha suscitato grande emozione proprio qui, nella sua città  natale, ma per i giovani algerini Ben Bella era pressoché uno sconosciuto. D’altra parte il golpe che lo ha destituito doveva servire anche a cancellarlo dalla storia.


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