L’addio di Renzo alla Regione «Ora mi rimetto a studiare»

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MILANO — E alla fine Renzo Bossi ha trovato rifugio sotto l’ala protettrice delle sue donne: la fidanzata Silvia Baldo, l’assessore regionale Monica Rizzi, la mamma Manuela. Durante le ultime ore da consigliere regionale della Lombardia e le prime da ex, Renzino ha prediletto le più rassicuranti compagnie femminili: niente uscite pubbliche, meno che mai frequentazioni politiche perché con l’aria che tira in Padania, in queste ore nessun cognome equivale a un salvacondotto.
Alle 10.58 di ieri mattina Bossi junior si è presentato al cospetto di Stefano Galli, capogruppo del Carroccio al Pirellone porgendo la lettera di dimissioni «per motivi personali». Particolare che rimarrà  impresso negli annali: il giovanotto si è presentato nella sede regionale al volante della Bmw X5 color argento, proprio quella finita sui verbali dell’inchiesta che lo ha travolto. Forse Renzo ha fatto finta di non capire che il dettaglio gli avrebbe tirato addosso l’ennesima ondata di ironie, forse non lo ha capito punto e basta. Il colloquio con Galli è durato una mezz’oretta scarsa. «Mi è sembrato deciso a proposito del passo che si apprestava a compiere — dice il capogruppo — e mi ha detto di essere dispiaciuto per le conseguenze provocate a suo padre». Renzo avrebbe ribadito la versione dei fatti già  diffusa nelle ore precedenti: «Non mi sono appropriato di niente e quella che è partita è una caccia alle streghe». Tutto qui? «Sì tutto qui: le dimissioni sono state protocollate e martedì il consiglio le recepirà . Poi ci siamo salutati perché io ho molto lavoro da fare in vista delle prossime sedute».
Colloquio stringato insomma, anche perché Galli non ha mai fatto mistero (è uno dei pochi) di non essere un fan della candidatura del «Trota». Per Renzo, allora, meglio cercare consolazione con la fidanzata Silvia che lo ha accompagnato nel congedo dalla politica: i due sono stati visti fare dentro e fuori dagli uffici del consiglio caricando qualche scatolone di carte. Operazioni compiute in gran fretta e poi via, da una uscita secondaria per seminare fotografi e cameramen; abbandonando davanti al Pirellone la maledetta Bmw. E dopo?
«E dopo se ne è stato per i fatti suoi» fa sapere Monica Rizzi, assessore al Pirellone che negli ultimi due anni ha fatto da «chioccia» all’illustre rampollo. Monica tra l’altro ha trascorso con Renzo la serata di lunedì: «Ci siamo fatti una pizza in un locale sul lago di Garda con un gruppo di militanti. L’ho trovato sereno, mi ha detto che adesso penserà  al suo futuro, a cominciare dallo studio». Detto senza ironia, s’intende… «Detto senza ironia: sono sicura che è animato da intenzioni serie».
Nel pomeriggio Renzo è sparito dalla circolazione («Mi ha solo chiamato chiedendomi come stava la mia vigna: sapeva che avevo dei lavori urgenti in ballo» confida ancora la Rizzi). I rumors lo danno a Gemonio, nella casa di famiglia, a tu per tu con la madre Manuela, colei che forse più di tutte lo ha protetto. Nuova vita, insomma, difficilmente le cronache politiche torneranno a occuparsi del «Trota». La Bmw, nel frattempo, è rimasta sotto la pioggia di Milano, davanti alla sede della Regione. Monumento simbolista a questa stagione tanto breve quanto folle.


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LA SINISTRA
 Almeno due fenomeni, distinti fra loro, ma fortemente correlati, sgomentano oggi chiunque osservi la turbolenta scena dell’economia e della finanza. Una scena che ormai fa del presente disordine mondiale il nostro pasto mediatico quotidiano. Il primo riguarda lo stolido e pervicace conformismo con cui banche centrali, governi, partiti, economisti, continuano a trovare «soluzioni alla crisi» riproponendo le usurate ricette che hanno l’hanno generato, e ora resa potenzialmente catastrofica.

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