Esodati, soluzione ancora lontana
ROMA – Si cerca ancora una soluzione per gli “esodati”, i lavoratori che negli anni passati hanno sottoscritto con le aziende accordi di mobilità o uscite incentivate e che ora rischiano di ritrovarsi senza sussidi, ma anche senza pensione, per via dell’allungamento dell’età disposto dalla riforma di dicembre. Oggi scadono i sette giorni chiesti dal ministro Fornero per far luce sulla questione e la Commissione tecnica tra Inps, Ragioneria e ministero del Welfare dovrebbe comunicare il numero reale di lavoratori interessati: 350 mila secondo i sindacati, solo 65 mila quelli “protetti” dalle risorse stimate dal governo (5 miliardi in 7 anni, dal 2013 al 2019). In mattinata, intanto, la Fornero è attesa in Senato per la relazione di Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd) sulla riforma del mercato del lavoro che oggi inizia l’iter parlamentare. A seguire, l’audizione di sindacati e Confindustria. Riforma finita di nuovo nel mirino del Wall Street Journal, dopo l’editoriale estremamente critico del 6 aprile e la pubblicazione della replica di Monti. Ieri il quotidiano americano ha definito «annacquata» la riforma e descritto il premier «forzato ad un compromesso» sull’articolo 18, «disastroso» e «preoccupante» perché «scoraggerà le imprese ad assumere». Un’occasione «d’oro» persa.
Riforma del lavoro ed “esodati” sono due temi che si intrecciano. E non solo perché si avvicina la manifestazione unitaria dei sindacati di venerdì a Montecitorio, proprio sui lavoratori “intrappolati” dalle nuove regole sulle pensioni. Ma anche perché si fa strada nel governo l’ipotesi di estendere l’Aspi, il nuovo ammortizzatore sociale, ai lavoratori più anziani che nel corso del 2013 si troverebbero a non più di due anni dai requisiti di pensionamento. Soluzione considerata, però, con scetticismo dai sindacati. Primo, perché l’Aspi arriva al massimo a 1.119 euro lordi mensili per 18 mesi, mentre i sussidi anche all’80% dell’ultima busta paga. Secondo, perché i contributi figurativi, non più legati all’ultimo stipendio, sarebbero decurtati. «La soluzione va trovata per tutti e deve essere una soluzione previdenziale», avverte Vera Lamonica, segretaria confederale Cgil. «È complicato e pericoloso distinguere in quella platea di lavoratori».
La Confindustria, intanto, conferma la richiesta a modificare i punti della riforma del lavoro che riguardano la “flessibilità in entrata”, ad allentare cioè i vincoli per i contratti a termine, partite Iva, cocopro. «Nessuno di noi ha chiesto di stravolgere tutto», insiste da Rovigo la Marcegaglia, ma senza correzioni la riforma «rischia di ridurre l’occupazione». In linea anche il Pdl, mentre il Pd punta su ammortizzatori sociali e licenziamenti facili. «Combattiamo perché l’articolo 18 sia aggiornato in modo ragionevole e non vanificato», preme il segretario pd, Bersani. «L’obiettivo è di chiudere in Senato entro un mese», aggiunge Treu. «Ma senza alterare impianto e idee di fondo».
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